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Palmi, iniziato il processo al giornalista Agostino Pantano imputato di ricettazione

Rassegna Stampa 8 Ottobre 2013 a cura di Agostino PantanoPALMI (Reggio Calabria) – È iniziato, davanti al Tribunale di Palmi, il processo al giornalista Agostino Pantano, imputato di ricettazione per la sua inchiesta del 2010, sul quotidiano Calabria Ora, sullo scioglimento per mafia del Consiglio Comunale di Taurianova. La prima udienza, come nelle previsioni, è servita per la costituzione delle parti e la valutazione dell’elenco testi presentatodalla Procura. Incombenze al termine delle quali il giudice monocratico Annamaria Torchia ha aggiornato il dibattimento al prossimo 14 gennaio.
Il cronista, che in ragione del mutato capo d’imputazione, della sede competente sul nuovo giudizio e del lungo lasso di tempo intercorso dall’inizio dell’indagine a suo carico, ha deciso di avvalersi di un diverso collegio difensivo, ha comunicato in aula la nomina degli avvocati Salvatore Costantino e Claudio Novella, oltre all’assistenza dell’Ufficio Legale del Sindacato Giornalisti della Calabria.
Il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto la futura testimonianza del delegato di polizia giudiziaria del Tribunale di Cosenza, l’ispettore capo Filippo Ninni, e dell’ex sindaco taurianovese e attuale assessore provinciale reggino Rocco Biasi, dalla cui querela per diffamazione era scaturito un primo procedimento penale ai danni di Pantano conclusosi, nel capoluogo bruzio, con l’archiviazione e la trasmissione degli atti alla Procura per il reato di ricettazione.
Il caso giudiziario ruota intorno all’asserita segretezza della relazione prefettizia che portò allo scioglimento per mafia del Consiglio Comunale della cittadina calabrese, un tipo di documento classificato come “riservato” e da sempre utilizzato dai cronisti per attingere alle informazioni sul connubio tra malapolitica e criminalità organizzata.
Un procedimento giudiziario reso noto dal segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi, che lo ha definito “l’ultima e più grave variante di bavaglio contro i giornalisti”. Basti pensare che il reato di ricettazione, in questo caso di “notizie”, è punibile con una pena fino ad 8 anni di reclusione.
Il caso relativo, quindi, all’attività giornalistica svolta nel normale esercizio del diritto di cronaca, è stato, inoltre, oggetto di un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nella quale la senatrice Lucrezia Ricchiuti (Pd) denuncia, anche nelle vesti di componente della Commissione bicamerale antimafia, che “l’accusa parrebbe assai precaria, dal momento che il delitto da cui proverrebbe la cosa oggetto della ricettazione, vale a dire la rivelazione del segreto d’ufficio, dovrebbe presupporre una segretezza stabilita per legge o da altra fonte idonea. La segretezza delle relazioni prefettizie prodromiche allo scioglimento dei Comuni è del tutto priva di agganci legislativi”.
Pantano, che è stato già prosciolto una prima volta per la sua inchiesta, ritorna quindi a processo per gli stessi fatti, ma questa volta l’accusa tenta di dimostrare che le notizie che ha dato negli 11 articoli della sua inchiesta siano di provenienza illecita, quindi oggetto della ricettazione di un documento che, servito al Consiglio dei ministri per confezionare il successivo decreto di scioglimento del civico consesso taurianovese, sarebbe stato trafugato da qualcuno per creare «un profitto» al cronista.

fonte http://www.giornalistitalia.it/