FESTA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO
MAT. 16, 13-19
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”
La domanda che Gesù rivolge agli apostoli, a Cafarnao, come momento di verifica della loro fede, e sul perché hanno deciso di seguirlo nel suo cammino verso Gerusalemme, viene rivolta, oggi, ad ogni cristiano, ad ognuno di noi, e soprattutto al Papa, ai vescovi ed ai preti, perché siano fedeli alla loro vocazione, nel contesto della chiesa in cui viviamo.
La parola di Dio, quindi, ci interpella per un momento di verifica sul nostro modo di essere e di appartenere alla chiesa, che GESÙ ha voluto.
Una chiesa fondata sulla roccia, che è PIETRO, oggi il Papa, e guidata dai successori degli apostoli, come, PAOLO, che pur condizionata dai limiti del tempo e dalla fragilità delle persone, non consentirà, come la storia ci dimostra, alle “PORTE DEGLI INFERI” di farsi condizionare dal male che ci sovrasta nel mondo in cui vive.
È la chiesa, voluta da Dio, e realizzata nel tempo da Gesù, il vero messia che CRISTO stesso affida a SIMONE, divenuto VERA PIETRA O ROCCIA, dopo la sua risposta alla domanda di GESÙ, “chi dice la gente che io sia, affermando: “TU SEI IL CRISTO, FIGLIO DEL DIO VIVENTE”.
Si tratta di una risposta che non può essere stata data solo razionalmente con intuizioni di carattere umano, ma dopo una seria conversione, che lo rende “beato perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
È solo con e per la fede che, come PAOLO, nonostante le nostre debolezze o i nostri gravi errori, veniamo chiamati ad edificare il regno di Dio dentro di noi, e, con la nostra testimonianza, intorno a noi, per affermare la verità della chiesa di CRISTO, la giustizia e quella pace che come vediamo oggi “il mondo non sa e non può dare”.
Credo che come per Saulo di Tarso, grande persecutore dei cristiani, scaraventato sulla via di Damasco, per ognuno di noi, ci sia un momento fondamentale, per vivere come autentici testimoni di Cristo nel mondo.
Pietro e Paolo, pilastri della chiesa di Cristo a cui apparteniamo, con la loro dottrina, ma soprattutto con il loro martirio, dobbiamo seguire con fedeltà, ascoltando, meditando ed attualizzando quanto ci hanno lasciato con le loro opere scritte, che rimangono in eterno, parola di DIO.
Rivolgiamo oggi il nostro pensiero di solidarietà, a tutti i nostri fratelli cristiani che nel mondo subiscono il martirio fisico, senza dimenticare coloro che oggi fedeli alla loro vocazione anche nella chiesa vivono momenti di martirio psicologico nella solitudine e nella incomprensione.
don Silvio Mesiti