QUINDICESIMA DOMENICA
                 Marco 6,7-13
 La conclusione del vangelo di domenica scorsa, ci obliga, come cristiani e come “chiesa”, a verificare il nostro rapporto con Cristo e col  Vangelo .
” Se guardo il volto di Cristo, vedo infatti, tutto quello che dovrebbe essere la Chiesa, ma se guardo la chiesa istituzionale, non sempre ci vedo impresso il volto di Cristo” ; da qui l’esigenza di una conversione permanente.
Gli  amici e i parenti di Gesu, abitanti di Nazaret, pur volendogli bene e stimandolo,  non hanno il coraggio di accettare il suo nuovo messaggio, superando la dottrina della vecchia legge, predicata e praticata dagli scribi  e dai farisei.
Anche noi oggi non abbiamo il coraggio di lasciare il modo formale e parziale  di vivere la nostra fede, seguendo il messaggio delle beatitudini.
Il vagelo di questa domenica, ci racconta che dopo l’esperienza deludente vissuta nella sua città, “Gesù (MC.6, 7-13) chiamò a sé i Dodici”, per fare esperienza diretta di lui, prima di mandarli, ed essere in grado di farlo conoscere, attraverso la loro predicazione, e soprattutto la loro testimonianza di carità. 
È la  stessa necessità  del nostro essere chiesa, quello di stare legati a Cristo,  nelle nostre attività e liturgie, per poterlo annunziare autenticamente e con fedeltà. 
“….e prese a mandarli a due a due, e dava loro potere sugli spiriti impuri”. 
Accogliere di essere mandati ed andare a due due, implica la consapevolezza di non sentirsi padroni o soli, ma di appartenere ad una comunità non sociale ma mistica. 
 Consapevoli  di dovere agire, non a titolo personale, ma come mandati  dalla chiesa, comunità di fede, di culto e di carità,  in cammino verso il Padre.(lumen gentium).
È  importante e doveroso,in questo senso, evitare IL PERICOLO e superare LA PRASSI DI UNA PASTORALE DI APPALTO, nella quale I PROTAGONISTI, PIÙ  CHE LA CHIESA, SIANO  LE SINGOLE PERSONE O I VARI GRUPPI CHIUSI IN SE STESSI, IMPEDENDO LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DI TUTTI,  I BATTEZZATI, VERI PROTAGONISTI ATTIVI E protagonisti, come afferma la “christifideles laici”.
Don Silvio Mesiti