Nel giorno della memoria riflettiamo sui nazionalismi, veri incubatori d’odio
Lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti, a cui contribuì il fascismo con le leggi razziali, rappresenta la più grande mancanza di rispetto nei confronti della dignità umana.
E la Shoah, efferato crimine contro l’umanità, è stata scatenata proprio da quei nazionalismi che oggi, sorprendentemente e dopo 75 anni di pace, si stagliano minacciosi all’orizzonte di Europa, Stati Uniti d’America e molte aree geografiche del pianeta.
Ecco perché il giorno della Memoria non può ridursi ad un mero atto celebrativo, dobbiamo invece adoperarci affinché diventi, davvero, l’occasione per rafforzare gli anticorpi della nostra coscienza civile e sociale.
I nazionalismi, incubatori di un odio che non ha confini, si accompagnano ad un razzismo che si manifesta dalla scuola allo sport, dalla politica all’amministrazione; atteggiamenti discriminatori che si palesano soprattutto in chi rifiuta tout court accoglienza e solidarietà nei confronti di chi lascia la terra natia a causa di guerre, carestie o perché semplicemente cerca migliori condizioni di vita e di lavoro.
Su un binario parallelo al nazionalismo viaggia il populismo, fenomeno che prendendo a pretesto il senso di sfiducia del cittadino verso lo stato e l’establishment politico guadagna
il consenso dell’elettore e presentandosi come in grado di risolvere tutti i mali delle persone e delle comunità.
Quello che stiamo vivendo è senz’altro un momento difficile e dunque il giorno della Memoria è l’occasione giusta per celebrare, ma anche per ricordare la straordinaria attualità dell’impegno, della passione e della forza con i quali i nostri padri conquistarono la democrazia.
Una memoria quanto mai necessaria soprattutto considerando i nuovi e riduttivi modelli di democrazia diretta che vengono proposti, da bislacchi referendum propositivi all’uso salvifico e messianico della rete; strumenti che rappresentano invece forme “legali” di dittatura delle minoranze nei confronti della maggioranza di cittadini elettori.
Tornano in mente i versi di Primo Levi “Meditate che questo è stato” e la testimonianza di Liliana Segre, “da 30 anni racconto con fatica quanto accaduto ed ho incontrato una ignoranza a volte assoluta dei fatti successi in Italia”. E non sembri affatto forzato il parallelismo indicato, non v’è dubbio infatti che il clima di odio, gli atteggiamenti populistici e le scelte politiche di netta chiusura sono assai simili a quelli che precedettero e poi caratterizzarono il dramma del nazi-fascismo. Ed in questa prospettiva, diciamolo francamente, l’esempio più evidente è dato dall’indifferenza e dal disprezzo nei confronti di vite umane che trovano la loro drammatica fine in un Mediterraneo divenuto – a tutti gli effetti – tomba della civiltà e dei valori europei. Quella attuale si connota come la società dell’odio che, spesso rimane indifferente anche per quell’adolescente del Mali annegato nel Mediterraneo mentre sognava si raggiungere l’Europa con la pagella scolastica cucita in una delle tasche del vestito; o di fronte all’assassinio del Sindaco di Danzica. Pawel Adamowcz, sostenitore dell’Unione Europea, accoltellato da un ex detenuto “vittima” -secondo l’omicida – di “detenzione e torture ingiuste”.
Di fronte ai porti chiusi noi tutti abbiamo il dovere di spalancare la porta della speranza.
E se nel giorno della Memoria la condanna per gli orrori di cui furono vittime gli ebrei deve rimanere forte, anche il dramma dell’immigrazione non può passare in secondo piano: entrambi i fenomeni, ancorché figli di epoche diverse, sono la negazione della dignità umana.
Nausica Sbarra
Responsabile Coordinamento Donne-Giovani – Immigrati
CISL Calabria