Il Cammino dello Spirito, 4 Domenica di Pasqua Anno B a cura di Don Silvio Mesiti

QUARTA DOMENICA DI PASQUA
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
È sempre importante, accostandosi alla parola di Dio che viene proclamata, conoscere il contesto, soprattutto religioso, ma anche politico e sociale, in cui l’autore scrive, per cercare di capirne il significato, e poterlo incarnare nella realtà del nostro tempo, ma soprattutto della nostra chiesa.
“In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il
buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”.
Gesù si rivolge ai pastori del suo tempo che non sono BELLI, VERI E BUONI, in quanto non corrispondono
all ‘immagine di DIO, che solo LUI, GESÙ, come messia che ha dato la vita, incarna e manifessta.
Non si tratta quindi di FARE il pastore, quanto piuttosto di ESSERE TALE, COME VERA IMMAGINE DI DIO, PADRE MISERICORDIOSO, che per amore ci crea ed ama tutti, senza condannare, MA CHE VA IN CERCA DELLA PECORA SMARRITA, MENTRE, CARICANDOLA SULLE SUE SPALLE, LA PORTA ALL’INTERNO DELL’OVILE, lontana dai lupi rapaci, oggi molto presenti come persone, come istituzioni e, purtroppo, come cultura.
E per questo bisogna essere pastori come il vero Dio, più che apparire, per corrispondere al vero ESSERE, CHE È QUELLO DI DIO, COME UNICA ENTITÀ BUONA VERA E BELLA, come ci insegna la teologia, ma anche una sana filosofia metafisica dell’essere e dell’esistenza. “Omne ens est verum bonum et pulchrum”.
“”Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore”.
I pastori della chiesa, ma anche della politica e del sociale, per essere tali, sono chiamati ad agire non per i propri interessi personali come i mercenari, quali il denaro ed il potere, o per ottenere vantaggi propri, ma impegnandosi a condividere le ansie e le difficoltà di ogni uomo, sforzandosi di CONOSCERLO, e di amarlo, come una maamma ama il proprio figlio, o il marito deve amare la propria consorte.
“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
“Ed ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare”.
Il profeta Ezechiele, alla uce di questa visione, che deve essere quella della nostra chiesa, si scaglia contro i falsi pastori, senza tuttavia pensare di abbandonare il suo gregge, ma diventando egli stesso la guida e la salvezza di tutti gli uomini, solo PER AMORE, SENZA ALCUNO INTERESSE. SOTTO LA SUA GUIDA, dice il profeta, CI SARÀ UN SOLO OVILE ED UN SOLO PASTORE.
Parola del Signore