Sequestro beni e fermi a Scilla: tangenti del 3% su appalti A3

anche della presenza di propri uomini tra il personale delle imprese per avere una perfetta conoscenza delle aree di cantiere. Erano questi stessi dipendenti a fare, di fatto, da tramite tra gli imprenditori e gli emissari della cosca. Il primo segnale lanciato agli imprenditori era il danneggiamento dei mezzi, spesso incendiati, accompagnato dall’abbandono nella zona di bottiglie incendiarie avvolte da nastro isolante e dotate di miccia. E se l’imprenditore non afferrava al volo il messaggio scattava l’escalation di intimidazioni.
Ma i Nasone-Gaietti non si limitavano a imporre la tangente alle imprese edili impegnate sulla A3. Col tempo, infatti, la cosca aveva esteso i suoi interessi anche contro commercianti, pubblici esercenti, ma anche venditori ambulanti. Come nel caso di un venditore di panini che ha avuto distrutto da un incendio il proprio camioncino solo perche aveva “osato” chiedere al Comune di Scilla la concessione per utilizzate una parte della piazza principale della cittadina senza averlo prima comunicato ai boss della cosca.



i nomi degli arrestati

Sono stati tutti eseguiti dai carabinieri i 12 fermi emessi dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Alba di Scilla”.
Si tratta di Arturo Burzomato, di 22 anni; Carmelo Calabrese (40); Annunziatina Fulco (47); Matteo Gaietti (43); Francesco Libro (38); Antonino Nasone (31); Domenico Nasone (29); Domenico Nasone (43); Francesco Nasone (40); Rocco Nasone (38); Virgilio Nasone (68); Pietro Puntorieri (24).


l’operazione scattata all’alba

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito il fermo, emesso dalla Dda, nei confronti di 12 appartenenti alla cosca Nasone-Gaietti, operante nel territorio del comune di Scilla.
I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Le indagini hanno documentato l’infiltrazione pervasiva della cosca negli appalti per la realizzazione del sesto macrolotto dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Avrebbero imposto il pagamento di una tangente pari al 3% del valore dell’appalto alle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell’ autostrada Salerno-Reggio Calabria e per farlo avrebbero messo in atto una serie di danneggiamenti ai danni delle stesse aziende.
E’ questa l’accusa mossa dalla Dda di Reggio Calabria alle 12 persone sottoposte a fermo stamani dai carabinieri e ritenute affiliate alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla.
Le indagini sono cominciate lo scorso anno, dopo l’arresto di Giuseppe Fulco, 41 anni, ritenuto legato alla cosca, bloccato in flagranza di reato per estorsione. L’uomo, secondo l’accusa, aveva chiesto ad un imprenditore che stava effettuando, per conto dell’Anas, i lavori di consolidamento dei costoni rocciosi sulla statale 18 tra il centro abitato di Scilla e la frazione Favazzina il pagamento di una mazzetta di seimila euro, pari a circa il 3% del valore dell’appalto.
Le indagini, secondo i carabinieri, hanno permesso di accertare che la cosca aveva preso di mira anche le ditte impegnate sulla A3.

pm: confermata spartizione cosche A3

”Le indagini confermano la spartizione tra le cosche della ‘ndrangheta dei lavori sull’Autostrada, ed è auspicabile che altri imprenditori si ribellino con determinazione a questi soprusi poiché è con la parte buona delle imprese che si può costruire una realtà migliore”. A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, in merito all’operazione condotta stamani che ha portato a 12 fermi.
“E’ un’operazione – ha detto il procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza – di assoluto valore concreto e simbolico con cui è stata disarticolata la cosca mafiosa di Scilla che taglieggiava le imprese impegnate sulla A3. L’operazione è frutto di un intenso lavoro investigativo eseguito dal comando provinciale dei carabinieri cui hanno anche contribuito i colleghi pm Ferracane e Cerreti, che ha permesso di fare luce su tutta una serie di atti di intimidazione che di cui sono state vittime le imprese esecutrici dei lavori. L’attività estorsiva é uno degli aspetti che connotano l’attività parassitaria della ndrangheta, come di altre organizzazioni mafiose, che mette in discussione l’autorità dello Stato”.
I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno anche utilizzato il sistema “Sciamano” per il Controllo antimafia per gli appalti e le grandi opere, già operativo nella provincia di Reggio dal 2008 e utilizzato anche in altre regioni.
Parte del denaro provento delle mazzette finiva anche alle famiglie dei detenuti. La cosca non si limitava a imporre la tangente alle imprese edili, ma aveva esteso anche i suoi interessi contro commercianti e pubblici esercenti, come nel caso di un venditore ambulante di panini che ha subito la distruzione di un camioncino perché “reo” di avere chiesto la concessione al comune di Scilla per usufruire di una parte della piazza principale della cittadina senza comunicarlo prima ai vertici della cosca.
“Qui abbiamo la fotografia chiarissima – ha detto Prestipino – di un percorso investigativo che rivela come il coraggio di un imprenditore sottoposto ad intimidazione possa trovare ascolto e protezione negli apparati dello Stato. L’indagine conferma inoltre che la struttura della ndrangheta è sempre più caratterizzata dal vincolo familistico per limitare i danni derivanti da eventuali collaborazioni con la giustizia”.

LE IMMAGINI DEL PONTE SOLARE A SCILLA

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