Gay: Il boss della Ndrangheta Barreca partecipo’ a matrimonio gay a Milano
Uno dei più importanti e pericolosi boss della storia della ‘Ndrangheta, Filippo Barreca, partecipò a un matrimonio “pieno di gay, trans e travestiti” a Milano, nel febbraio del 2018, invitato da un docente dell’Università Bocconi, tale ingegner Gianni. Il boss era talmente incuriosito che partecipò all’evento violando le norme della sorveglianza speciale cui era sottoposto dall’Autorità Giudiziaria. A rivelare la notizia è Klaus Davi, che sta preparando per il programma “Fatti e Misfatti” di Mediaset un’inchiesta sulla criminalità organizzata e, in particolare, sulla presenza dei clan Barreca e Malacrinò a Milano.
Di questa singolare vicenda parla lo stesso Barreca, una figura definita dal pm Giuseppe Lombardo “assolutamente apicale” della mafia calabrese, protagonista delle più feroci guerre di ‘Ndrangheta che negli anni ‘80 lasciarono sul terreno oltre mille morti. Davi pubblica le dichiarazioni dello stesso Barreca, raccolte in un faldone della maxi indagine “Metameria” (curata dagli investigatori dell’Arma dei Carabinieri) interamente dedicato all’episodio milanese.
Nel 2018 Filippo Barreca detto “Peppi”, successivamente arrestato su mandato della Procura di Reggio Calabria per reati di estorsione e associazione mafiosa, si trovava a Milano per cure mediche presso un centro specialistico e venne invitato ad un matrimonio “particolare”; un matrimonio di omosessuali, come rivelò lui stesso in data 3 febbraio alla figlia Luana, in una telefonata intercettata e messa agli atti dagli inquirenti: – “Che stai facendo, ti stai dando alla pazza gioia tu?” chiede la figlia. – “Senti, allora, nel pomeriggio sono invitato a un matrimonio gay (ridendo, ndr)”. “Ma… Che stai dicendo?”, ribatte la figlia Luana. – “Come che sto dicendo?”, chiede “Peppi”, – “Vabbè ma che c’entra, tu non hai questi preconcetti”, osserva perplessa la figlia”. “No, assolutamente! Però sono curioso di vedere quello che fanno, no?”, chiosa Barreca.
Che vi abbia effettivamente preso parte – configurando in tal modo l’ennesima violazione a quanto disposto dal Magistrato di Sorveglianza – si desumeva da una conversazione telefonica occorsa nella mattinata del 4 febbraio 2018 tra Filippo Barreca e suo fratello Santo, intercettata dagli investigatori.
L’indomani del matrimonio, infatti, “Peppi” chiama il fratello Santo per raccontargli com’è stato il matrimonio: – “Senti una cosa, Santo! Ieri non ce le hanno fatto fare le fotografie, altrimenti te le avrei mandate di quegli omosessuali”. – “E perché, Pippì, non te le hanno fatto fare?”, chiede il fratello. Al che Filippo Barreca risponde ridendo: – “Perché non facevano fare cose a nessuno! Capisci? Perché al municipio (Palazzo Marino, ndr) hanno litigato i parenti”. – “Eh, lo dicevi che avrebbero litigato sicuramente… perché l’intento era di non fare il matrimonio. Ma una volta che sono… Inc… Che litigano a fare?”, si chiede Santo. – “Sì! No, abbiamo mangiato la torta, champagne, cose… Gli abbiamo dato gli auguri pure agli sposi!”, spiega Filippo. – “Ah sì (ridendo)?”, ribatte il fratello Santo. – “Sì”, conferma ridendo il Barreca.
Continuano poi a parlare del fatto che non si potesse né filmare né fotografare. Filippo Barreca sostiene che ci fossero tantissimi omosessuali “vestiti da donna” e descrive con dovizia di particolari un invitato che lo ha “impressionato”. Parla del matrimonio e della realtà del mondo omosessuale.
Nelle intercettazioni Barreca chiarisce anche chi lo ha invitato, ossia una persona eterosessuale, un “cattedrato” della Bocconi di Milano che, anche se etero, è inserito in questi ambienti omosessuali. L’uomo, un ingegnere, si chiama Gianni.
“Agli atti”, spiega Davi, “non figura il motivo per cui Barreca sia stato invitato e l’episodio dimostra che comunque il tema dell’omosessualità è abbastanza sdoganato nella ‘Ndrangheta. Non fa più scandalo. Un affiliato della cosca Tegano di Archi nel 2016 confessò che la ‘Ndrangheta ha diversi affiliati gay ma che l’importante è che la cosa non venga ufficializzata. Nella stessa cosca dei Malacrinò si parla della presenza di ‘almeno’ un gay nel gruppo”. Nicola Gratteri ha dichiarato che “l’atteggiamento della ‘Ndrangheta si è fatto più pragmatico e ci sono anche dei capi cosca omosessuali che, però, vivono una doppia vita”. Non sempre però le cose filano così lisce. Nel 2002, infatti, il killer gay affiliato a una cosca di Vibo, Filippo Gangitano, secondo alcuni collaboratori fu ucciso in quanto omosessuale. Il suo corpo fu bruciato e seppellito e, ancora oggi, nonostante le ricerche in vaste zone non è mai stato ritrovato.