La persona per la Nuova Umanità

Si conclude provvisoriamente la proposta, che ha avuto già due riflessioni, con l’apporto
che conferisce la persona. In essa sono presenti attitudini e tensioni in grado di sviluppare
la Nuova Umanità, a condizione che siano orientate verso un’adeguata valorizzazione: ciò
che è giusto, vero e bello.
Le attitudini consistono nella possibilità di instaurare il dialogo con i propri simili, al fine di
conoscersi sempre meglio. È presente inoltre l’attitudine al sapere, che consente di
ampliare la propria conoscenza, la cultura.
Non è assente nella persona la tensione verso la bellezza: vi è qualcosa di innato
nell’ammirazione verso l’armonia del creato, dell’arte, e l’incontro con la parte notevole più
responsabile e affidabile dell’umanità.
La bellezza può essere considerata una via di riconoscenza verso il Creatore del cosmo e
dell’uomo: Dio.
È importante la domanda: come intendere la persona? Da una parte è un piccolo universo,
piccolo per i limiti che la caratterizzano, ma dall’altra parte è un grande universo per la
sete d’Infinito.
La persona è relazione: con la propria apertura al mondo della natura, della cultura e il
mondo della Fede.
Il filosofo Martin Buber così sottolinea l’identità della persona: “l’uomo non può essere
definito coscienza chiusa o come numero della collettività, ma è per costituzione un essere
in relazione”.
Per Levinas: “va tenuto presente il primato dell’altro che irrompe nell’esistenza…e porta a
Dio”.
Il tema attuale, su cui si sta riflettendo, non può riscuotere indifferenza, anzi deve
suscitare interesse.
Per dar luogo alla Nuova Umanità occorre – nella giusta misura – una riforma che riguardi
sia gli uomini che le donne d’oggi: rilevandone gli aspetti buoni e quelli meno buoni.
Sugli uomini, a parte quanti sono rimasti più fedeli alle buone tradizioni familiari, sociali ed
ecclesiali, si osservano delle incertezze a proposito dei rapporti con gli altri, di
collaborazione per il bene comune, e verso la Fede, prevalendo piuttosto l’individualismo.
Sulle donne, che operando, si sono conquistate una più giusta considerazione nell’ambito
della società, va rilevato come non tutte hanno i dovuti atteggiamenti conformi alla loro
dignità, e qui occorre la riforma.
Guardando alle famiglie si deve annotare come sia desiderabile maggiore responsabilità tra
i coniugi, per l’educazione dei figli, supposta una più giusta natalità.
È un dato deplorevole la vita che conducono alcuni e alcune, deviando dalle regole che
moderano l’esistenza: unioni omosessuali, matrimoni facilmente annullabili per immaturità.
La fiducia nella riforma non può mancare dal momento che le doti di sacrificio, di
generosità, albergano in diverse modo sia negli uomini che nelle donne: è necessario di
più l’ascolto delle proprie coscienze per il superamento di ciò che non si vede apprezzabile
nella propria esistenza. Riguarda l’ascolto tutti noi, pellegrini su questa nostra terra bella,
ma travagliata.
Mi preme anche ricordare che andiamo incontro alla Quaresima e non possiamo mancare
ad un impegno spirituale più intenso.
Al centro di questo tempo quaresimale deve esserci più preghiera, più lettura e
meditazione della parola di Dio, ad esempio “i Salmi e il Vangelo” luce sul nostro cammino,
più concreta vicinanza alle persone bisognose, “ai piccoli del Vangelo cari a Gesù”.
† Vincenzo Rimedio
Vescovo emerit