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Rosarno, sequestro di beni e convalida del fermo affiliati cosca Pesce.

Nonostante il regime detentivo, PISANO comunicava telematicamente con RAO Rosario e gestiva traffici illeciti per conto della cosca mafiosa: dalle conversazioni emerge comeentrambi gli indagati, al fine di accreditarsi presso i trafficanti stranieri, utilizzassero l’appartenenza alla famiglia mafiosa “del pazzo”, ovvero di PESCE Vincenzo u Pacciu, noto esponente apicale della omonima cosca rosarnese e zio del RAO e di ARENA Biagio, attualmente detenuto in regime di 41 bis, poiché condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, il 22.2.2013, in rito abbreviato, ad anni 16 di reclusione, nell’ambito del processo c.d. “ALL INSIDE“.
La cosca PESCE, pertanto, nonostante le incessanti iniziative giudiziarie (procedimenti “ALL INSIDE”, “CALIFFO” e “SANT’ANNA”), continua ad essere operativa sul territorio nazionale ed estero, attraverso le spregiudicate “nuove leve” dell’organizzazione criminale, legate da rapporti di parentela con i vertici (come è usuale per l’associazione mafiosa ‘ndrangheta), dimostratesi pienamente inserite nel contesto mafioso, in possesso di micidiali armi da guerra e pronte a porre in essere gravi fatti di sangue.
Deve, infatti, essere considerato che PISANO è detenuto presso un carcere in Uruguay e, nonostante ciò, aveva in possesso un telefono smart phone, attraverso il quale manteneva contatti per via telematica – presumibilmente finalizzati ad un traffico internazionale di sostanze stupefacenti – in nome e per conto della cosca PESCE, per cui riceveva specifiche direttive da RAO Rosario.
Ciò conferma la enorme capacità di contatti e la disponibilità di capitali, uomini e mezzi della cosca mafiosa ben al di là dei confini nazionali.
Le mirate indagini patrimoniali prontamente avviate da parte del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, infine, hanno consentito di dimostrare che i nuclei familiari dei quattro indagati presentano una situazione reddituale del tutto iniqua rispetto al patrimonio posseduto, chiaro indice della sussistenza di una fenomenologia sperequativa.
Il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, pertanto, con il provvedimento cautelare ha anche disposto il sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p., finalizzato alla confisca ai sensi dell’art. 12 sexies legge 356/1992, di una ditta individuale, con sede in Rosarno (RC), esercente l’attività di “coltivazione di agrumi” e relativo patrimonio Aziendale, comprensivo dei titoli A.G.E.A. per la percezione dei contributi nazionali/comunitari nello specifico settore, oltre che di una serie di terreni, autoveicoli, furgoni, trattori e conti correnti, per un valore complessivo di  500.000,00 euro, al netto delle eventuali disponibilità finanziarie che saranno rinvenute sui conti correnti eo depositi degli indagati.