Rosarno, “Pirdunatimi!” queste le ultime parole di Franca Belloco uccisa dal figlio

francesca-belloccoAll’esito di complesse attività d’indagine coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di Francesco Barone, 22 anni, ritenuto responsabile, in concorso con altri soggetti, dell’omicidio in pregiudizio della madre Francesca Bellocco, classe 1970, scomparsa il 18 agosto 2013, nonché di occultamento di cadavere, detenzione e porto di armi comuni da sparo, con l’aggravante del metodo mafioso ed al fine di agevolare la potente cosca Bellocco  della ‘ndrangheta calabrese.
Barone è stato localizzato e catturato all’interno dell’aeroporto di Lamezia Terme, all’atto di imbarcarsi su un volo diretto in Lombardia.
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La vicenda portata alla luce dalle indagini costituisce lo spaccato di una drammatica realtà in cui una donna è stata barbaramente assassinata dal figlio in testa a un commando di sicari, in ossequio ad arcaiche regole di‘ndrangheta in quanto protagonista di una relazione fedifraga con  Domenico Cacciola, classe 1954, ritenuto esponente di rilievo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante nel centro della piana di Gioia Tauro. La denuncia della scomparsa della donna era stata presentata in data 21 agosto 2013 proprio dal figlio Francesco Barone, il quale, subito dopo l’asserito “allontanamento” della madre dall’abitazione di Rosarno, risalente al 18 agosto, anziché preoccuparsi di attivare immediatamente le ricerche in paese o di avvisare le forze dell’ordine, improvvisamente e senza alcuna plausibile spiegazione, si recava invece a Padenghe sul Garda (Brescia), dove il padre  Salvatore Barone, 50 anni, stava scontando la sorveglianza speciale di PS. 
Sul presupposto che la scomparsa di  Francesca Bellocco, nipote del boss ergastolano  Gregorio Gregorio, classe 1955, e di  Domenico Cacciola, posto ai vertici dell’omonima ‘ndrina di Rosarno, comunque federata a quella dei Bellocco,  dovesse necessariamente leggersi nell’ambito delle dinamiche della criminalità organizzata di Rosarno, gli inquirenti ritenevano, fin da subito, che l’ipotesi dell’allontanamento volontario dei due soggetti non fosse sostenibile. Le indagini sulla scomparsa da Rosarno dei due soggetti, venivano pertanto affidate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria agli investigatori della locale Squadra mobile sul fronte Bellocco e del Nucleo investigativo dei carabinieri su quello dei Cacciola.
La tesi dell’allontanamento volontario di Francesca Bellocco, sostenuta dai loro congiunti, veniva contraddetta dalle risultanze investigative acquisite dagli inquirenti attraverso l’esame di una vasta mole di tabulati telefonici, lo svolgimento di intercettazioni telefoniche e ambientali e l’acquisizione di fonti dichiarative che concordemente portavano a ritenere che la sparizione dei due soggetti da Rosarno era da mettersi in relazione a un’azione omicidiaria posta in essere all’interno di casa Bellocco, finalizzata a punire la donna per la relazione extraconiugale che la stessa aveva con il suo amante  Domenico Cacciola.
 
Le indagini hanno portato alla luce la centralità del ruolo avuto da  Francesco Barone nella pianificazione ed esecuzione dell’omicidio della madre. L’analisi minuziosa del traffico telefonico e dei dati memorizzati sulle utenze cellulari, anche “coperte”, in uso ai protagonisti della vicenda, consentiva di operare una prima ricostruzione degli eventi occorsi nella notte del 18 agosto 2013, ovvero l’improvviso rientro nell’abitazione di Rosarno di Francesco Barone intorno alle ore 2, mentre la madre era con l’amante, il disperato tentativo della donna di parlare al telefono con il marito a Padenghe sul Garda, al quale riuscirà solo a dire “Ho sbagliato” e la sua sostanziale impotenza di fronte al figlio che, con lucida furia omicida, organizzerà l’agguato mortale ad opera di un commando di sicari da lui stesso capeggiato.
 
In quella tragica notte, lo stesso amante Domenico Cacciola cercherà la donna al telefono, evidentemente per sincerarsi del sue condizioni, senza riuscire a parlare dal momento che il telefono le era stato tolto dal figlio nella prospettiva di sopprimerla.
 
Tale ricostruzione dei fatti veniva supportata da convergenti dichiarazioni rese agli inquirenti da un testimone oculare, il quale aveva assistito, la mattina del 18 agosto 2013, tra le ore 7.15 e le 7.20, all’arrivo di un commando di uomini armati di pistola e travisati da passamontagna, a bordo di una piccola utilitaria, ed aveva udito il grido disperato lanciato dalla donna “perdonatemi” nel vano tentativo di invocare la pietà ai killer. Dal garage, era poi uscito  Francesco Barone alla guida di un’altra autovettura (dapprima posteggiata sulla pubblica via e poi introdotta – probabilmente dallo stesso  all’interno del garage per occultarvi il corpo e/o il cadavere della madre) con seduto a fianco uno dei complici mentre gli altri lo scortavano a bordo della prima utilitaria, dileguandosi per le vie di Rosarno. Da quel momento non si avranno più notizie di Francesca Bellocco. Né si avranno notizie di  Domenico Cacciola anch’egli “scomparso” da Rosarno in quei giorni, ancorché i congiunti non abbiano mai presentato alcuna denuncia.
La famiglia Barone è pienamente inserita nell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta calabrese localmente denominata cosca Bellocco, operante a Rosarno, Emilia Romagna, Lombardia e altrove. Invero, la donna uccisa era figlia di Pietro Giuseppe Bellocco, classe 1947, deceduto per cause naturali nel 2011, fratello del più noto boss Gregorio Bellocco, detenuto all’ergastolo. Lo stesso Salvatore Barone, coniuge di  Francesca Bellocco e padre di Francesco Barone, è stato tratto in arresto il 16 luglio 2014 nell’ambito dell’operazione “Sant’Anna” eseguita dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di appartenenti alla cosca Bellocco.