Dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri: l’evoluzione della crisi di identità

Non è bastata la clausura durante la pandemia a spiegare l’ipersensibilità delle nuove generazioni, né si può credere che i professori di oggi siano più esigenti di quelli di un tempo. A essere cambiata è la percezione della realtà da parte dei ragazzi. A questa criticità si aggiunge il fenomeno della dispersione scolastica che sembra cavalcare inesorabilmente in questi anni post covid. Dall’inizio dell’anno si sono già ritirati tanti studenti e tanti altri hanno dichiarato di soffrire d’ansia e di sentirsi vessati dagli insegnanti. Come aiutare questi ragazzi che inconsapevolmente vengono etichettati come viziati?
E come preservarli da quel mondo “paradisiaco” e parallelo che bussa alle loro porte?
Non si può negare che esistano oggi, nel mondo dei giovani, tendenze ampiamente diffuse, che sembrano evocare, sul terreno del vissuto, atteggiamenti nichilisti nel senso appena descritto: dal ricorso alla droga e alla violenza irrazionale, alla diffidenza verso le grandi concezioni dell’essere e della storia, mediate dalle ideologie tradizionali, fino all’abitudine a vivere senza certezze assolute, facendo unicamente appello ai rapporti quotidiani. Se tutto ciò è fonte di gravi pericoli – quali la crescita dell’angoscia e della disperazione, la perdita della memoria storica e del bisogno di progettualità, l’evasione mistica, l’affievolirsi dell’impegno sociale e politico e l’emergere di una visione frammentata della vita – è, tuttavia, nello stesso tempo, espressione di esigenze che non possono essere cancellate e che sono portatrici di innegabili valori, quali la ricerca della propria identità, lo smantellamento di sovrastrutture esteriori di carattere ideologico, che finiscono per fare da schermo ai veri problemi umani.
È un problema storico quello della inadeguatezza, accentuato in seguito alla seconda guerra mondiale, specialmente negli anni successivi al grande conflitto. Il mondo, investito da una grande modernizzazione, costringeva gli uomini a sentirsi inadatti in un mondo volto alla modernità. Questo atteggiamento aveva, come conseguenza, l’utilizzo, da parte degli uomini, di una vera e propria maschera per adattarsi alla nuova società.
L’idea di uomo come personaggio, e non come persona, è fortemente radicata nella nostra società e l’uomo come i personaggi di Luigi Pirandello si nasconde dietro una maschera per combattere le condizioni della società; l’uomo ha bisogno di autoinganni: deve cioè credere che la vita abbia un senso e perciò organizza l’esistenza secondo convenzioni che devono rafforzare in lui tale illusione.
Il soggetto, oggi più che mai, costretto a vivere nella forma, non è più una persona integra, ma si riduce a una maschera che recita la parte che la società esige da lui e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali.
L’identità è volatile, momentanea ed è possibile moltiplicarla all’infinito; ogni sforzo per mettere ordine alla propria esistenza risulta vano e inutile.
Gli adolescenti sono condizionati dalla deriva nichilista dei social.
L’abuso delle tecnologie ha portato ad una generazione adultizzata, anaffettiva, analfabeta.
La società di oggi è estremamente varia e mancano riferimenti stabili: ci si muove di più, ci sono molte più possibilità di scelta in ogni campo della propria esistenza, si entra a contatto con molta più gente tramite i social network ed è proprio grazie alle numerose nuove piattaforme sociali e multimediali, è nato tra i giovani il fenomeno dei selfie, autoscatti grazie ai quali si condivide con l’altro il ruolo o la posizione del proprio “Io” all’interno della società. Dietro questi atteggiamenti esistono necessità riferibili ad una nuova forma di narcisismo, che contengono dei bisogni di autoaffermazione e di soddisfazione personale, culto di se stessi, uscita dall’anonimato, esibizionismo e voyeurismo, partecipazione all’intimità degli altri, amplificazione di un mondo che sentiamo ristretto e incapace di darci lo spazio che meritiamo, oltre a soddisfare un bisogno di appartenenza ad una comunità che va ben oltre l’ambito ristretto delle nostre relazioni sociali.

Prof.ssa Raffaella Solano.