Taurianova, operazione Happy Dog: I Fava tornano liberi

era la notte del 21 Giugno quando si presentarono alla porte di Fava Enzo e Fava Francesco, i militari del Commissariato di Bovalino che, senza troppe spiegazioni, li prelevarono dalla loro abitazione e tra lo sgomento dei figli, li portarono a Reggio Calabria. Un testimone di giustizia, Tedesco Leonzio, li aveva accusati di avere subito da loro una tentata estorsione: i cani di Taurianova dovevano rimanere a Taurianova !!!!!. Ma il testimone non arretra ed i cani di Taurianova, tuttora da lui gestiti con notevole ed incontrollato guadagno, li preleva e denunzia. Sarebbe stata la fine di una triste storia qualunque se non si fosse scoperto che i cani di Taurianova non interessavano al canile locale. Sarebbe stata una storia qualunque se non si fosse scoperto che al testimone di giustizia è consentito avere appalti senza necessità di autorizzazioni al momento della gara e se I Fava non fossero stimati dalla collettività.
Sarebbe stata una storia chiusa se qualcuno non avesse investigato sulla storia di Taurianova e su quella di Tedesco Leonzio. Ma qualcuno ha creduto nella loro innocenza, ci ha creduto gran parte di Taurianova, ci hanno creduto gli operatori del settore canino, ci hanno creduto gli avvocati dei fratelli Fava. Ci ha creduto anche qualche giornalista- non tutti a dire il vero, bramosi, per com’erano, di togliersi qualche sassolino procuratogli dal collega Nino Spirlì e garantisti ad intermittenza-: sarebbe stata una storia triste se il fine avesse giustificato il mezzo, ed in questo caso senza alcuno scrupolo additando i Fava come mafiosi, che poi, mafiosi non solo non sono ma addirittura non lo sono certificatamente.
“Io credo nella Giustizia” anche quando pensi che nessuno abbia voglia di leggersi le oltre 20.000 pagine di attività difensiva; “io credo nella Giustizia” anche quando ogni rigetto pesava come un macigno; “io credo nella Giustizia” anche quando si finisce per diventare un numero in una calda, poi fredda, cella reggina;
e non importa se sei malato, se hai figli piccoli se non hai mai torto un capello a nessuno. E non importa se ti licenziano e non importa se ti insultano i giornali: “io credo nella Giustizia”.
E ci hanno creduto fino in fondo ed oggi, dopo l’annullamento con rinvio della Suprema Corte, a seguito della pronuncia, del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, di inefficacia dell’Ordinanza applicativa della misura, sono liberi ed abbracciano i loro familiari in un tripudio di post gioiosi e ringraziano gli Avv.ti Maria Teresa Caccamo e Alfredo Giovinazzo che mai, nemmeno per un attimo, hanno dubitato che i Fava avessero torto a dire “ io credo nella Giustizia”