Reggio Calabria, c’è vita oltre Faceboom?

Questa è  la domanda che si sono posti il Cis (Centro Internazionale Scrittori) Calabria, il Rhegion Julii e Sabbiarossa Edizioni, partendo dalle vite incatenate – e narrate – da Paola Bottero nei 18 racconti che fanno parte,  del volume  Faceboom (Sabbiarossa edizioni).

Le risposte saranno il filo conduttore dell’incontro organizzato in sinergia all’interno della rassegna culturale “San Giorgio. Una rosa. Un libro”, che si terrà a Reggio Calabria nella Sala Conferenze di Palazzo Alvaro alle ore 18,00.

Saranno presenti: Loreley Rosita Borruto, Mafalda Pollidori, Pino Rotta e Paola Bottero che, partiranno dall’opera narrativa per una riflessione ad ampio raggio sulla vita – e la non vita – social.

 Mafalda Pollidori, neo presidente del Rhegion Julii, ha detto: «Partendo dalla tagliente ed appuntita riflessione di Paola Bottero – che emerge dalla raccolta dei 18 racconti di Faceboom – sulla incomunicabilità celata dietro una sovraesposizione parolaia, l’incontro sarà occasione per riflettere sul potere dei “like”. Infatti, inseguendo “le vite incatenate” dei protagonisti delineati dalla chirurgica scrittura della Bottero si parlerà della vita… della vita al tempo dei social e si cercherà di mettere insieme i cocci di “quello che qualcuno insiste a chiamare mondo reale”».

A seguire,Loreley Rosita Borruto, del Cis Calabria,  ha aggiunto: «Avere o essere? Se lo chiedeva Eric Fromm, aprendo a riflessioni che oggi sono ancora più contemporanee. Oggi la risposta potrebbe essere, semplicemente, “apparire”, come perfettamente sintetizzato nella frase di Bukowski. I social, che pure hanno connotazioni positive, hanno cancellato i dialoghi ed i rapporti intimi, la privacy. Siamo diventati come le monadi di Leibnitz, isole non comunicanti che si sono lasciate fagocitare dagli squilibri di allontanamento dai sentimenti. E se non abbiamo più contatti diretti, poco per volta perdiamo anche altro, a partire dal senso della parola, ormai cancellato dalla povertà del linguaggio».

 Subito dopo, Pino Rotta ha dichiarato:

 «I social sono lo specchio distorto della realtà, Facebook, proprio come narrato in Faceboom, è l’amplificatore delle solitudini sociali, dell’emarginazione, del senso di impotenza. Si avverte, nei social, la mancanza di conoscenza che diventa struttura, che impoverisce i linguaggi, che si fa emergenza sociale.

Lavoro da anni su questi argomenti, perché credo urgente una prevenzione a livello pedagogico: il Corecom ha sottoscritto due protocolli d’intesa con la Commissione Pari opportunità per cercare di mettere un freno al cyber bullismo, ma la strada è ancora molto lunga».

 Infine Paola Bottero, autrice di Faceboom ha chiosato:«Siamo un po’ i marziani di noi stessi e della nostra umanità. C’è vita su Marte? ci chiedevamo un tempo. Oggi la domanda è “c’è vita oltre i social, oltre la rappresentazione che facciamo di noi stessi?”. Per me i social sono da sempre strumenti di amore e di odio: possono dare tantissimo, se usati bene. Possono diventare micidiali se abusati. E ne stiamo abusando da tempo, svuotando il senso non solo delle parole, ma anche della nostra stessa natura umana: la condivisione diventa un post o un like, il dialogo si trasforma in commenti acidi, troppo cattivi o troppo buonisti, su qualsiasi argomento, l’attenzione per il sociale diventa ansia di avere una visibilità social, in un’implosione continua e costante che sta rubandoci l’umanità. Da queste riflessioni sono nate le vite incatenate. E ancora oggi la domanda è quotidiana: c’è vita oltre Faceboom?».

Caterina Sorbara