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Operazione Atlantide: La Corte di Assise di Palmi concede i domiciliari al responsabile del Servizio Tossicodipendenze di Polistena Il dottore Elio De Leo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso aggravato dal metodo mafioso.

La Corte di Assise di Palmi, nell’ambito del processo denominato Atlantide che vede imputati numerosi presunti affiliati alla cosca Piromalli di Gioia Tauro di associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidi, accogliendo la richiesta degli avvocati Antonino Napoli e Patrizia Surace, ha concesso gli arresti domiciliari all’ex responsabile del Sert di Polistena, dott. Elio De Leo.

Al dott. Elio De Leo vengono contestati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria il reato di concorso esterno in associazione mafiosa perché “nella sua qualità di medico e responsabile del Servizio per le tossicodipendenze (SER.T.) di Polistena, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo all’associazione di cui al capo 1, confezionando documentazione sanitaria attestante falsi stati di tossicodipendenza ed alcol dipendenza, al fine di consentire la fruizione dei benefici di cui all’art. 89 DPR. 309/90, destinati ad essere prodotti nei vari procedimenti penali di cui esponenti della cosca Piromalli, Cosoleto Francesco, Esposito Antonio e Stillitano Rocco Ivan risultavano coinvolti. In particolare, consapevole del ruolo rivestito in seno alla cosca Piromalli da Esposito Antonio, Stillitano Rocco Ivan e Cosoleto Francesco[…] su loro richiesta e con le finalità di consentire l’esecuzione del provvedimento restrittivo da cui gli stessi venivano di volta in volta raggiunti nella forma degli arresti domiciliari, attestava falsamente stati di tossicodipendenza e alcol dipendenza, ovvero un uso cronico e compulsivo di sostanze, anche alterando gli esiti degli esami di laboratorio” e quello di falso perché “con le finalità di agevolare la cosca Piromalli cui Esposito Antonio apparteneva, nella sua qualità di esercente la professione sanitaria e responsabile del servizio per le tossicodipendenze di Polistena, nella relazione allegata ad istanza prodotta al GIP di Reggio Calabria dal difensore in data 5.11.2015 per ottenere gli arresti domiciliari attestava “allo stato attuale si trova in carcere presso la Casa Circondariale di Palmi, dove dopo essersi sottoposto ad esami di laboratorio risultava positivo all’alcool. Dal colloquio eseguito in carcere, visto lo stato di astinenza si è prescritto Alcover e si è convenuto con l’utente di seguire un programma presso una Comunità Terapeutica e di frequentare il SER.T per il recupero”, con ciò attestando falsamente l’attualità dello stato di tossicodipendenza dello stesso. In realtà i suddetti esami (rinvenuti nel diario clinico del detenuti presso la struttura penitenziaria palmese) risultavano essere stati eseguiti presso il laboratorio di analisi cliniche dell’Ospedale di Polistena, in data 8 settembre 2015 e alla refertazione sono risultati “negativi”. Con l’aggravante dell’aver agito commettendo il fatto con le finalità di agevolare la cosca Piromalli di cui l’Esposito Antonio era esponente di rilievo”.

A sostegno dell’ipotesi accusatoria, il Pubblico Ministero ha valorizzato le dichiarazioni del collaboratore Russo Antonio mentre la difesa ha sempre insistito sulla circostanza che il dirigente del SER.T. non aveva avvantaggiato nessuno in quanto Cosoleto Francesco, Esposito Antonio e Stillitano Rocco Ivan erano effettivamente persone tossicodipendenti che necessitavano di un aiuto del SER.T.

Gli avvocati Napoli e Surace hanno cercato di dimostrare che la diagnosi medica si configura come un mero strumento di ausilio del giudice il quale dovrà stabilire, caso per caso, la possibilità di accedere o meno alla terapia.

L’operato svolto dal dott. De Leo, in questo senso, ad avviso della difesa, non potrebbe considerarsi in alcun modo un favoreggiamento, né a fortiori un concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, nei confronti di alcuno proprio perché si è limitato ad accertare, dal punto di vista clinico, la presenza di una condizione di tossicodipendenza mai contestata nel presente procedimento né dal P.M. né dal GIP.

In seguito ad una lunga istruttoria gli avvocati Napoli e Surace, dopo che hanno esaminato i loro testi della difesa, hanno chiesto alla Corte di Assise di Palmi l’attenuazione della misura cautelare che è stata accolta.

Ora l’ex responsabile del SER.T. di Polistena potrà attendere la sentenza della Corte di Assise, prevista per i prossimi mesi, dalla propria abitazione e non da un’angusta cella del carcere.