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San Ferdinando, Annina Lo Bianco compagna del boss Malvaso dice basta e diventa collaboratore di giustizia

Annina Lo Bianco 34 anni compagna del presunto boss di San Ferdinando, Gregorio Malvaso, ha deciso di collaborare con la giustizia per amore dei suoi figli.

Ricordiamo che il Malvaso è finito in manette in seguito all’operazione “Eclissi ” condotta dalla DDA reggina lo scorso Ottobre e che ha colpito le ‘ndrine dei Bellocco-Cimato e dei Pesce-Pantano. 

Annina Lo Bianco ha deciso di collaborare presentandosi spontaneamente ai Carabinieri per chiedere aiuto e per dare una vita migliore ai suoi figli.  L’autorità giudiziaria ha già provveduto a farla entrare nel programma di protezione testimoni. Ha tanto da dire la Lo Bianco sui fatti riguardanti la cosca dei Bellocco di Rosarno e verrà ascoltata dai Pm in udienza il primo Luglio.

Alcuni passagi della sua deposizione:

“Mi trovo qui per i miei figli, non voglio che crescano secondo ideali e valori sbagliati come quelli che sono stati finora impartiti loro dal padre. Ero a conoscenza del fatto che mio figlio maneggiasse armi, ma non potevo impormi con il mio compagno perché glielo impedisse, perché non so che fine avrei fatto. Il mio compagno è un tipo pericoloso per sé e per gli altri”. si è presentata così agli inquirenti, ai quali ha riferito di essere determinata ad iniziare una collaborazione “purchè mi mettiate al sicuro, perché il mio compagno fa parte di una cosca efferata che ha amicizie dappertutto ed è pericolosissima. Con me voglio portare i miei figli”.

 

“Sono stata condannata e finita ai domiciliari perché ero incinta – ha dichiararto la donna – nonostante questo ho deciso di attribuirmi la responsabilità del fatto per amore di mio marito, armi e droga erano sue in realtà. A casa fu rinvenuta una pistola, erba e droga in polvere. Al momento della perquisizione, pensai di prelevare le cose illecite che custodivamo in casa per disfarmene e mi misi addosso munizioni e droga nel reggiseno”.

 

Annina Lo Bianco parla poi della famiglia Bellocco, fa i nomi e racconta che “a San Ferdinando qualunque fatto delittuoso era riconducibile ai Bellocco e agli affiliati. La famiglia Bellocco è una famiglia mafiosa e fa paura. Se si sbaglia qualcosa con loro possono accadere fatti brutti. Per motivi banali, se non si fa ciò che dicono, ci sono ritorsioni. Ho assistito a commenti di fatti delittuosi (…) Tutta la gente teme la famiglia Bellocco, perché anche per una parola sbagliata questa gente utilizza armi(…) “ Ricordo che quando vi fu un attentato a San Ferdinando circa 14 anni fa ai danni di un negozio sportivo, l’unico che faceva angolo nella villa, sentii che era stato uno dei fratelli Bellocco con Gregorio Malvaso. In un’altra circostanza eravamo a casa della Spanò con mio marito, i figli della signora Domenico, Umberto, Carmelo e Antonio, il marito di Angela Bellocco, attualmente divorziata, sentii che parlavano di mazzette da chiedere in paese”.

Annina Lo Bianco fa nomi e cognomi. A guidare il gruppo degli strozzini ci sarebbe la storica compagna del boss Giulio Bellocco. La capa che teneva il conto delle estorsioni era la signora Spanò che indirizzava i figli a chiedere tangenti a commercianti e proprietari terrieri. So che lei prestava anche soldi ad usura e quando la gente non riusciva a restituirli, arrivava a impossessarsi anche delle loro case. Lo sentivo in casa, parlando con mia suocera”.
 
Annina Lo Bianco infatti, ha già detto agli inquirenti di sapere fatti riguardanti la cosca Bellocco di Rosarno, al momento sotto processo per la presunta usura perpetrata nei confronti degli imprenditori Secolo di Rosarno e altri gravi reati. Tutto ciò è stato al centro dell’indagine che ha riguardato il ramo sanferdinandese dei Bellocco denominata “Tramonto”, confluita poi in udienza preliminare nel processo “Blue call” che riguarda i presunti boss e gregari del clan. Alla sbarra ci sono Aurora Spanò e il compagno Giulio Bellocco ed è proprio su di loro che la donna ha riferito agli inquirenti diventando un altro tassello fondamentale per l’accusa. La Lo Bianco verrà sentita in udienza il primo luglio.
Il pm antimafia Luca Miceli ha infatti ottenuto la sua deposizione dal Tribunale di Palmi. Già nei mesi scorsi un’altra donna, Stefania Rita Secolo, ha riferito in aula di sapere che quel prestito di 600mila euro, concesso dalla Spanò e Bellocco, a uno dei suoi fratelli, è a tassi usurari che arrivano al 27%.
Antonio Secolo, imprenditore edile con il fratello Gaetano nella provincia di Brescia, si indebita per 1 milione di euro. Non riesce a ridare indietro i soldi, e i Bellocco pretendono, come parziale risarcimento, di diventare proprietari della palazzina di famiglia, dove vivono Stefania e le sue sorelle con i mariti.
 
Tutto questo Stefania lo racconta a Maria Concetta Cacciola, la testimone morta nell’agosto del 2011, che quando inizia a collaborare con i pm reggini dice subito di essere a conoscenza di questa usura e le sue dichiarazioni confluiscono proprio nell’inchiesta “Blu call-Tramonto”. Adesso quindi dopo Maria Concetta e Stefania c’è un’altra donna che sfodera un coraggio da leone.