LE OPERAZIONI DI RECUPERO DELLA M/N “CONCORDIA” – 15 Il Consiglio dei Ministri ha deciso: La Concordia sarà demolita a Genova

Nel mentre in Italia, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione è salito al 12,6%, lo 0,8% di crescita prevista dal Def diventa un sogno e il Paese è peggio di 3 mesi fa, nonostante gli 80 euro di Renzi che non spingono ancora i consumi. Finché i giovani stentano di trovare ancora lavoro, nel mentre gli anziani per andarsene in pensione – liberando così il loro posto di lavoro ai più giovani, dovranno continuare ad attendere il compimento del loro sessantaseiesimo anno di età – grazie al regalo della riforma della legge Fornero (cioè di colei che ha pianto per i pensionati in diretta tv), e nel porto di Gioia Tauro – impegnato nel contributo italiano all’intervento internazionale per la pace in Siria – è arrivata la nave danese “Ark Futura” con i suoi 800 ton. di agenti chimici, di cui 560 saranno trasbordati sulla nave americana “Cape Ray” sotto il vigile controllo degli Ispettori dell’Opac. Nel momento in cui a Roma il Consiglio dei Ministri, il 30 Giugno, ha già deciso che il relitto della Costa Concordia sarà trasferito nel porto di Genova per la demolizione, a Grosseto prosegue intanto il processo sul naufragio della Costa Concordia. Durante il processo la difesa ha sostenuto che il gruppo elettrogeno di emergenza non ha funzionato, mentre le parti civili hanno ampiamente argomentato sulle responsabilità di Costa Crociere. Da evidenziare che in quella circostanza, con uno squarcio a murata di oltre 70 metri sulla fiancata sinistra dell’opera viva della nave, nessun gruppo elettrogeno di emergenza, che comunque fosse stato nelle condizioni di funzionare, avrebbe potuto impedire l’affondamento della nave. A mio modesto avviso, Schettino avrebbe fatto più figura davanti a giudici e quindi davanti al Popolo Italiano, ad assumersi tutte le sue responsabilità senza andare a cercare il pelo nell’uovo né nel gruppo elettrogeno di emergenza che a suo dire non ha funzionato, né tantomeno su presunte responsabilità del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, che lui stesso aveva precedentemente promosso e che, comunque, ammesso e non concesso che non fosse stato nelle condizioni di capire i suoi ordini, poteva benissimo sostituirlo immediatamente, in quella circostanza, con l’allievo ufficiale di coperta Ursino o con il primo ufficiale Ambrosio, ma non lo fece. Ritengo giusto ed opportuno, invece, che le parti civili continuino ad incalzare la Costa Crociere sulle sue responsabilità che la riguardano sia sull’usanza, risaputa da tutti, dell’inchino al Giglio e in particolare all’”inchino notturno” che ha causato il naufragio, sia sulle decisioni non prese nelle telefonate intercorse con il comandante Schettino, nell’immediatezza dei fatti, di mettere subito in salvo tutti i passeggeri, e che, a mio avviso, in una scala di responsabilità, vengono subito dopo quelle del comandante Schettino. Ci sono state ben tre ore di tempo tra la collisione e l’incaglio della Concordia durante le quali se il comandante avesse deciso subito di prendere la decisione, che non ha mai preso, e cioè quella di “abbandonare la nave” non ci sarebbe stata nessuna vittima tra i passeggeri, perché l’evacuazione sulle scialuppe di salvataggio sarebbe avvenuta senza alcun panico e nelle migliori condizioni possibili rientranti in una normale esercitazione di “emergenza generale”, come da manuale.

Intanto l’ultimo dei cassoni (sponson), da qualche giorno viene portato in giro da un rimorchiatore nel mare antistante Porto S. Stefano, in attesa che sia pronto il lavoro di completamento per il suo posizionamento nel relitto della Concordia. Il 15 Luglio, salvi imprevisti, dovrebbero iniziare le azioni per la messa in galleggiamento del relitto, mentre il trasferimento è previsto per il 20 Luglio. Oggi, quindi, l’oggetto del contendere non è tanto il relitto, di per sé, della Costa Concordia, ma bensì la commessa di 100 milioni di euro che sarà affidata agli “smaltitori” del relitto con le conseguenti ricadute occupazionali. Per Piombino è un’occasione mancata. Il Consiglio dei Ministri ha avvallato in via definitiva il progetto della Costa Crociere che prevede il rimorchio del relitto sino a Genova. Nello scontro politico tutto interno al PD, ha prevalso la posizione degli amministratori liguri rispetto a quella dei toscani. La Concordia sarà demolita nello stesso porto dove fu costruita. Le operazioni di rimorchio saranno gestiti direttamente dalla Titan-Micoperi, cioè dallo stesso consorzio Italoamericano che è intervenuto per il raddrizzamento del relitto prima e per le operazioni ancora in corso oggi per il suo successivo galleggiamento. Il rimorchio avverrà con un convoglio composto dai rimorchiatori e da altre 10 unità di supporto, che potranno intervenire in caso di necessità, soprattutto per eventuali pericoli di sversamenti. Il relitto viaggerà alla velocità di due nodi e impiegherà 4 giorni per coprire le 190 miglia necessarie per raggiungere la “Lanterna” del porto di Genova. A Genova-Voltri partiranno le operazioni di smaltimento che si faranno in quattro fasi della durata complessiva di 22 mesi. A Voltri verranno rimossi tutti gli arredi interni e quant’altro e situato nei ponti emersi. Poi la nave sarà spostata nell’area delle riparazioni navali dove verranno smantellati i ponti superiori. La terza fase prevede invece l’ingresso del relitto nel bacino di carenaggio e una volta messo a secco saranno rimossi i 30 cassoni di galleggiamento e tutto il materiale rimasto nelle cambuse e nelle celle frigo. L’ultima fase prevede il taglio delle lamiere dello scafo sino al suo completo esaurimento. Di questo ingente flusso di denaro stimato in circa 100 milioni di euro non beneficeranno solo le aziende San Giorgio e Saipem, ma anche le aziende a cui saranno affidati tutti i contratti di sub-appalto, con evidenti ricadute economiche ed occupazionali sul territorio. Secondo il quotidiano genovese Il Secolo XIX: “saranno coinvolti i rimorchiatori locali (Rimorchiatori Riuniti) e probabilmente i lavoratori portuali della Culmv, che hanno già manifestato la loro disponibilità. Inoltre parteciperanno alle operazioni di rimozione degli arredi diverse società specializzate in allestimenti navali, e anche alcune aziende genovesi attive nei lavori subacquei. Infine, sempre secondo Il Secolo XIX, sarebbero interessati a riciclare i materiali di recupero Sepor Terrestre e Marittima e Ambienthesis per olio e batterie, Riccoboni, Santoro e altri per i rifiuti urbani e assimilabili, Petroltecnica per la gestioni dei rifiuti da demolizione e Feralpi Siderurgica e San Zeno Acciai Duferco (gruppo Duferco, dell’imprenditore ligure Antonio Gozzi) per i rottami ferrosi”.