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La Calabria ed i calabresi hanno bisogno di loro stessi, dobbiamo essere consapevoli che il futuro di questa terra non passa da un salvatore. Antonino De Masi

Questa mattina mi sono visto inserito, così come riportato dai media, “tra i possibili candidati alla Presidenza della Regione Calabria”. Sia ieri ad alcuni giornalisti, così come in passato, ho sempre declinato l’invito, pur apprezzando e ringraziando tutti per l’onore e la fiducia che evidentemente mi veniva accordata. Ma ho sempre detto di fare un altro mestiere e di non ritenermi all’altezza di esercitare una così impegnativa e nobile funzione.

Faccio l’imprenditore nel settore metalmeccanico con un mercato esclusivamente privato e sto cercando con grandi sacrifici di riportare la mia azienda ai livelli in cui era prima delle aggressioni subite, attività non semplice e che richiede la mia presenza costante. Ho dedicato tutta la mia vita alla mia azienda ed ai miei lavoratori, investendo tutte le mie risorse per il rilancio di tale attività, avviando anche numerosi progetti di ricerca con università e ricercatori, in Calabria e non solo. Le mie scelte sono state sino ad oggi tutte condizionate dall’amore viscerale che nutro per la mia terra e che mi ha fatto sempre mettere da parte la razionalità che mi avrebbe invece suggerito di lasciare tutto ed andare altrove.   

Sento il bisogno di rappresentare in maniera molto chiara il mio punto di vista, sapendo bene che ciò susciterà molte ed anche dure reazioni:

  • Ho davanti agli occhi il volto pieno di “dubbi e speranze” dei tanti giovani calabresi che sono costretti ad emigrare per trovare lavoro, per sperare in un domani. Abbiamo consegnato ai nostri figli una terra senza speranze e senza futuro, facendo terra bruciata intorno a loro.
  • Ho davanti agli occhi il volto dei tantissimi calabresi che non hanno diritti primari, come quello alla sanità ed il diritto di curarsi, ma costretti invece ad emigrare affrontando viaggi della speranza. Abbiamo un sistema sanitario decadente in cui manca tutto e dove si tocca con mano la frustrazione e la rabbia mista ed impotenza e rassegnazione di coloro i quali hanno bisogni e diritti. Per ragioni personali ho avuto modo di vivere in prima persona la situazione dei punti di pronto soccorso di alcuni ospedali cittadini e sono rimasto sconvolto; ho visto il dolore, la disperazione e la rabbia nell’elemosinare assistenza sanitaria. Ho visto anche i pochi medici ed infermieri lasciati a sostenere carichi di lavoro impressionanti, assumendosi rischi e responsabilità enormi. Ho visto la dignità umana messa sotto i piedi, come se fossimo in un paese dove la civiltà ed il progresso non sono ancora arrivati.
  • Ho davanti agli occhi un sistema infrastrutturale degno di un paese appena “uscito dalla guerra”: strade principali dissestate, edifici cadenti, strade interne disastrate senza manutenzione, mancanza di collegamenti, etc..
  • Ho davanti agli occhi la normalizzazione del “male”, del brutto, in cui vivere in mezzo ai rifiuti è divenuto il quotidiano, ed è oggi inaccettabile.
  • Ho davanti agli occhi una classe politica che da decenni si è dimostrata incapace di rispondere ai bisogni della collettività, dove il valore etico e morale di “bene pubblico” è sconosciuto.
  • Ho davanti agli occhi lo scorrere delle pagine di cronaca in cui assistiamo impotenti all’evidenza di un potere criminale che controlla e soggioga ogni respiro di questo territorio e della sua gente.
  • Ho davanti agli occhi i volti sofferenti delle tantissime persone per bene di questa terra oppresse, violentate e schiavizzate da padrini e padroni, e la povertà economica e sociale oltre che culturale che tale “schiavitù” ha portato.
  • Ho davanti agli occhi le varie graduatorie economiche e sociali che danno questa regione come una delle più arretrate d’Europa.
  • Ho davanti agli occhi i miei concittadini che hanno perso la fiducia e la speranza nel domani.

Perché tutto ciò?  È una volontà divina l’essere quelli che siamo, o la nostra situazione è la conseguenza delle nostre responsabilità, che con le nostre azioni, con il nostro fare o meglio non fare, ci hanno portato ad essere la terra più disastrata d’Europa

Siamo arrivati ad un punto nel quale forse non ci rendiamo più conto del reale degrado socio economico che ci circonda; che cosa altro dobbiamo subire per ribellarci e diventare protagonisti del nostro domani?

Siamo stati la culla di bellezza e civiltà, ma ora dobbiamo chiederci: siamo veramente diventati quel luogo “ancestrale” ed arretrato descritto nel film “Anime nere” ed abbiamo ormai distrutto e dimenticato le bellezze della nostra terra raccontate in modo sublime da Leonida Repaci?

Da questa analisi che per ragioni di spazio ho cercato di sintetizzare, anche nel rappresentare le criticità, parto per rappresentare quello che dal mio punto di vista una classe politica dovrebbe fare:

  1. Dimostrare intanto di non avere continuità con il passato, facendo sì che i partiti selezionino una nuova classe dirigente tra i giovani. Persone che certamente devono essere incensurate e per bene ed avere una sola missione: il bene pubblico, l’interesse dei calabresi.
  2. Occuparsi immediatamente dei diritti primari violati, in primis la sanità, rimettendo in discussione tutto. Va fatta una politica che sia basata sulla Sanità Pubblica rimettendola in condizione di dare servizi ai cittadini anche nei luoghi periferici, riattivando un sistema sanitario di prossimità. Tutto ciò da subito, trascurando se serve tutto il resto, ma va ripristinato immediatamente il diritto alla salute, facendo emergere le storture e le illegalità che ruotano intorno al sistema sanitario calabrese ed i malsani rapporti tra politica e sanità privata.
  3. Proporre al Governo un intervento con delle norme specifiche atte a contrastare i reati commessi nella P.A. in danno alla collettività, incrementando le pene nei confronti di impiegati e dirigenti pubblici e prevedendo aggravanti e provvedimenti immediati di licenziamento e sequestri patrimoniali, con procedimenti rapidi. Va rimessa, subito ed in tutti i modi, la tutela del bene pubblico al centro di ogni cosa.
  4. Proporre al governo un pacchetto “Calabria” dove affrontare con misure straordinarie:
  • Il problema della legalità, rafforzando le Procure e le forze di polizia. Bisogna dare fiducia e speranza alla gente, dimostrando che lo Stato è presente, attivo ed autorevole.
  • Intervenire per rendere non conveniente delinquere, incrementando le pene per reati mafiosi e rafforzando l’aggressione patrimoniale nei confronti dei criminali e loro affiliati.
  • Predisporre dei severi ed efficienti presìdi nella Pubblica amministrazione per il monitoraggio di tali interventi; incrementando con le dovute cautele e garanzie la funzione delle interdittive antimafia.
  • Promuovendo un’attività culturale di divulgazione sul male fatto dal sistema criminale al territorio ed ai calabresi. Va fatta capire, soprattutto alle nuove generazioni, la devastazione fatta dalla criminalità sui diritti e speranze di ogni cittadino.
  • Azzerare il debito sanitario.
  • Il domani della nostra Regione passa obbligatoriamente dal suo sviluppo socio economico, non possiamo permetterci che gli ingenti supporti finanziari del Recovery Plan non diano risultati in tempi rapidi. La nostra terra è già condizionata da forti ritardi infrastrutturali e, dal mio punto di vista, nessun intervento potrà dare le ricadute sperate in tempi brevi. Credo che una manovra che può avere ritorni rapidi sia la creazione di una “NO TAX AREA”, uno strumento usato già in altri paesi che ha generato, grazie alla fiscalità di vantaggio, accelerazioni economiche importanti.

La Calabria ed i calabresi hanno bisogno di loro stessi, dobbiamo essere consapevoli che il futuro di questa terra non passa da un salvatore, da un “illuminato” o da un nominato, ma dalla forza e determinazione che sapranno dimostrare i calabresi stessi.

Dal mio punto di vista non è il nome di un “Presidente” che potrà cambiare le sorti di questa terra, ma una volontà generale che passa da una classe politica nuova e dalla volontà di autorigenerarsi.

Ci sarà mai la possibilità di “tirare una linea” e lasciarsi finalmente il passato alle spalle?

Siamo in condizione di capire che solo da noi può partire un cambiamento, riprendendoci la dignità dei nostri valori e di noi stessi, marginalizzando il male dei poteri criminali?

Non serve fare promesse di miracoli per poi non fare nulla, ma impegnarsi in poche cose, legalità ed interesse pubblico.

Sono solo un cittadino e non altro, ma vorrei che la politica facesse questo, fosse autorevole e seria. Tuttavia credo che ciò è e sarà un’utopia.    

Scrivo ciò per chiarire il mio pensiero ed evitare incomprensioni, non cerco compromessi ed ho la mia strada e certamente non voglio farmi “stritolare dalle polemiche politiche”.

Rizziconi, 18 giugno 2021

Antonino De Masi