Reggio, tanti candidati ma, comunque, amici degli amici.

Il momento dell’ elezione della nuova amministrazione comunale di Reggio Calabria si avvicina e, nel vedere proliferare i candidati alla carica di Sindaco, è inevitabile una riflessione da condividere con la collettività.

Un contesto realmente democratico, dove le molteplici candidature dei cittadini fossero espressione della reale esigenza di partecipare alle questioni del proprio territorio per spirito civico e per cultura politica, non potrebbe che far piacere.

Invece, il contesto in cui viviamo, è purtroppo differente..

Troppo spesso ritroviamo sulle prime pagine dei quotidiani i soliti amici degli amici che puntualmente si auto-attribuiscono meriti inesistenti facendo finta di non ricordare di far parte di un panorama socio-politico che negli ultimi decenni ha prodotto poco o nulla in termini di benessere collettivo.

Se è vero che “errare è umano, ma perseverare è diabolico”, l’esperienza degli ultimi decenni determina la coscienza che non ci si può più permettere di delegare i soliti noti alla tutela del futuro proprio e dei propri figli, così come è da folli ed autolesionisti affidarsi alle indicazioni dell’amico, parente, compare, che raggranellano voti in cambio di piccoli o grandi favori. 

Ma non ne facciamo una questione meramente elettorale, in quanto tale atteggiamento si può rinvenire anche tra i rappresentanti di categoria, tra illustri professori e vari notabili del luogo. Di fatti, nonostante ci ritroviamo ben distanti dagli standard economici e sociali delle regioni europee più sviluppate ,non passa settimana che non vi sia una cerimonia per la consegna di targhe , premi e medaglie al valore di ogni sorta.

Eppure, oltre le manifestazioni di interesse, le buone intenzioni e le parole sui quotidiani e sui social, ci sono stati, nella recente storia di Reggio Calabria, dei precisi eventi in cui si poteva e si doveva dimostrare con azioni concrete l’amore per la propria città.

Senza andare troppo indietro nel tempo, uno di questi eventi  fu nel settembre del 2016, quando, in seguito alla dichiarazione del fallimento della società di gestione aeroportuale, lo scalo dello Stretto rischiò la chiusura in attesa dell’emanazione del bando Enac per la concessione ad una nuova società di gestione. Allora, nessuno dei personaggi oggi molto attivi, nessun amico degli amici, sentì la benché minima esigenza di organizzare un’azione corale che impedisse  l’ennesima perdita di un bene pubblico, importante anche per l’economia della città, come l’aeroporto.

Pertanto, da semplici cittadini, poi costituiti in Comitato pro aeroporto dello Stretto, sentimmo il dovere di spingere tutti a scendere in piazza sotto l’unica bandiera del territorio, ottenendo l’apertura di un tavolo permanente in Prefettura di Reggio Calabria, con conseguente proroga dell’esercizio provvisorio e con il risultato che si evitò l’interruzione del servizio di trasporto aereo.

Qualcuno ci accusò persino di campanilismo e di complottismo solo perché pretendemmo (come pretendiamo oggi) un’equa ripartizione degli investimenti e degli interventi sul territorio nazionale e regionale.

Intanto è stato il Comitato pro Aeroporto dello Stretto ad ottenere l’emanazione di decreti interministeriali e regionali che hanno permesso al Tito Minniti di essere aperto oggi.

Altro momento storico in cui sarebbe stato opportuno e necessario metterci la faccia per il bene del territorio fu nel 2018, quando si invitarono tutti i rappresentanti delle associazioni, economici e politici locali a sottoscrivere il protocollo d’intesa per ottenere la pubblicazione del piano industriale Sacal, attraverso un ricorso al TAR, quale atto propedeutico e imprescindibile per lo sviluppo di utili sinergie con i piani programmatici delle altre istituzioni territoriali, i cui rappresentanti, ancora oggi,  continuano a giocare allo scaricabarile.

Ed anche in tale occasione, dopo mesi di tira e molla e conferme di partecipazione, l’attuale sindaco si tirò indietro per non disattendere il veto posto dagli indirizzi politici regionali e delle segreterie di partito, ma ancor più sconcertante fu il fatto che anche i rappresentanti delle realtà economico-culturali del territorio e quelli di “differente” pensiero politico, nonché i cittadini legati ad essi, si tirarono indietro per non fare uno sgarbo istituzionale ai soliti amici degli amici.

Altra vicenda storica dove abbiamo rilevato lo stesso atteggiamento  è legata alla questione rifiuti, quando depositammo nel 2013-2014 e poi trattammo nel 2016, presso la Commissione consiliare competente del Comune di Reggio Calabria (formata dai consiglieri sia di maggioranza che opposizione), un piano di gestione integrata dei rifiuti in grado di abbattere la periodica emergenza ambientale e la pressione tributaria, ma nonostante un ulteriore integrazione documentale ed un sollecito nel 2019, tale documentazione programmatica resta ancora in attesa di una delibera.

L’ennesimo evento che ci da la triste misura della distanza della classe dirigente e politica locale dalle esigenze della società civile, riguarda la questione dei Comitati civici territoriali previsti nel vigente Regolamento comunale.

Da cittadini, costretti a sopperire ai mancati doveri dei rappresentanti istituzionali, abbiamo lavorato per due anni sul territorio fornendo assistenza e informazioni sugli istituti di partecipazione e la costituzione dei Comitati civici di quartiere, quali figure preposte per la partecipazione alla gestione della spesa pubblica locale.

La paura fu evidentemente tanta: L’idea che i cittadini, liberi, non legati da vincoli di appartenenza e/o ricattabili, potessero intervenire nelle decisioni di spesa e nel successivo controllo,  portò l’amministrazione ad elaborare una bozza di regolamento comunale con la quale si sarebbero trasformati i comitati civici di quartiere (liberi da vincoli e da ricatti) in strutture elette e legate ai rappresentanti dei partiti.

Tale bozza venne introdotta in sordina all’ultimo punto di un Consiglio comunale straordinario, con il beneplacito di tutti i componenti delle varie correnti politiche. Di destra, sinistra, di sopra e di sotto.

Un abominio, contrario all’articolo 8 del TUEL ed ai principi costituzionali di sussidiarietà orizzontale, che, da cittadini slegati da queste perverse logiche, non potevamo accettare.

Per questo richiedemmo ed ottenemmo la sospensione della sopraindicata bozza di regolamento attraverso un’istanza articolata ed una petizione popolare che aveva ieri e ha anche oggi il fine di garantire l’indipendenza dei comitati di quartiere e di potenziarne le funzioni di co-programmazione e di controllo sulla gestione delle risorse pubbliche. Una vera spina nel fianco che continua a bruciare.. Tanto è vero che tanti hanno ricominciato a parlare di circoscrizioni politiche pur di evitare i Comitati di Quartiere.

Potremmo continuare a citare altri episodi, con documenti alla mano, che certificano la presenza di un sistema verticistico, con a capo le segreterie nazionali di partito, che altera il corretto funzionamento delle istituzioni e paralizza ogni azione amministrativa che può minacciare le posizioni degli attori inseriti in questa rete di relazioni, una rete che non conosce colore politico ma opera in modo trasversale facendo, però, “teatro” sui quotidiani in maniera da esercitare il famoso principio del “divide et impera”.

A tal riguardo, visto che in seguito alle nostre dichiarazioni tutti oggi si definiscono liste civiche lontane dai partiti, si dovrebbe chiedere ai vari candidati a sindaco dove siederebbero in caso di ingresso al Consiglio comunale. Nella maggioranza o nell’opposizione? Nella coalizione partitica del centro sinistra o in quella del centro destra? Si lascerebbero andare alla classica pratica di saltare da un banco all’altro dei vari schieramenti oppure no?

Ecco, chiariamo anche questi aspetti affinché si finisca di prendere in giro i cittadini!

Di fronte pertanto a tutto ciò, chiunque abbia veramente a cuore il futuro di se stesso, dei propri figli e di questa terra non può più far finta di nulla, di non sapere, di non aver capito.

Quando arriverà il momento di scegliere i prossimi amministratori non si potrà più fare a meno di porsi quella domanda spontanea che ritorna nelle menti sempre più libere.

Ossia: DOV’ERANO tutti questi signori quando era necessario metterci la faccia per il bene della propria città?

Da parte nostra risuona costantemente questa domanda, tanto che ci chiediamo DOV’ERANO questi statisti quando ci furono le proteste a ridosso del portone della prefettura, dov’erano quando noi si facevano i flash mob per bloccare i portoni delle sedi istituzionali locali e regionali, quando si esperivano le azioni giudiziarie contro i vertici della Sacal? Dov’erano quando si poteva risolvere la periodica emergenza rifiuti e quando si doveva bloccare l’attacco alla democrazia locale tramite coercizione dei Comitati civici in strutture dipendenti dai partiti?

Questo spiega il perché oggi siamo stati costretti ad impegnarci in prima persona alle prossime amministrative di Reggio Calabria al di fuori delle fazioni e delle logiche di partito!

Naturalmente siamo pronti a confrontarci con chiunque, con fatti e documenti alla mano che provano quanto raccontiamo.

Un’ultima riflessione: Oggi, amministrare davvero una città come Reggio Calabria, rappresenta un onere smisurato ed un’impresa estremamente complessa, soprattutto per la somma degli errori commessi negli anni.

Riteniamo quindi che chi non è stato presente nelle sopraindicate azioni decisive, al di fuori del periodo elettorale e degli incarichi, oggi dovrebbe fare un passo indietro e lasciare a coloro che hanno le mani libere ed una nuova visione politica, la possibilità di attuare veramente il difficile percorso di risanamento e valorizzazione del nostro territorio. Si tratterebbe di un atto responsabile per il bene di tutti!

 

Per il MITI Unione del Sud, il candidato sindaco, Fabio Putortì