Riceviamo e pubblichiamo. Nota stampa UILPoste

Un vecchio adagio dice che i panni sporchi si lavano in famiglia ma, nel nostro caso, non
possiamo purtroppo parlare di famiglia, perché quello di cui andremo a trattare non è un
luogo dove vige, come dovrebbe, il dialogo e il reciproco rispetto delle persone.
La UILPOSTE si trova infatti oggi costretta a denunciare all’opinione pubblica una serie di
comportamenti discutibili, messi in atto dal management aziendale del Contact Center di
Reggio Calabria di Poste Italiane S.p.A, struttura erogatrice di servizi di assistenza clienti di
una delle più grandi aziende del Paese.
Del pari, è da stigmatizzare il comportamento di tutta la gerarchia aziendale della struttura in
parola, la quale, con i suoi silenzi e i suoi comportamenti omissivi, avalla le decisioni del
suddetto responsabile. Da tempo, infatti, assistiamo a una sorta di “smania di potere” del
preposto in parola, che addirittura pare aver apportato modifiche unilaterali e indebite
all’assetto produttivo della struttura aziendale, facendo in modo di applicare, a proprio
piacimento e soprattutto senza alcun vero e proprio atto formale, risorse di produzione in
ambiti sensibili al trattamento dei dati personali, come i punti amministrativi aziendali
(gestione buste paga dei dipendenti), senza che peraltro vi sia stata alcuna selezione di merito,
tra quanti aspiravano a concorrere a tali attività.
Tale atteggiamento è stato da noi più volte denunciato verbalmente ma ciò non ha sortito
alcun ripensamento. Pertanto, siamo arrivati al punto che non solo ci troviamo di fronte a
scelte “ad personam” su delicati ruoli aziendali ma manca una vera e propria applicazione
formale dei “prescelti” nella nuova mansione aziendale, in quanto si tratterebbe in tutta
evidenza di una applicazione irregolare e quindi nulla. Questo comporta che la risorsa
applicata in modo irregolare, non avendo alcuna qualifica o autorizzazione ufficiale a svolgere
compiti che implicano il trattamento di determinati dati personali dei dipendenti, di fatto viola
la privacy, senza che su simili atti irregolari si possano addossare addebiti, in quanto di fatto
l’addetto esercita un ruolo formalmente mai riconosciuto.
E’ palese a questo punto che le responsabilità, sia della nomina “ad personam” e sia delle
conseguenti violazioni di privacy, resti in capo a chi ha disposto tale esercizio fuori da ogni
norma interna aziendale, con la protervia di chi crede di essere al di sopra delle regole.
Come se non bastasse, tali comportamenti irregolari e totalmente autoreferenziali non si
limitano al mancato rispetto delle norme sulla corretta applicazione del personale ma
sconfinano anche in atteggiamenti persecutori nei confronti di altri dipendenti, discriminati
rispetto ad altri colleghi, facendo così suppore atteggiamenti viziati da commistione
d’interessi e quindi non super partes, come il ruolo e il principio di ragionevolezza
imporrebbero in questi casi.
La UILPOSTE di Reggio Calabria non può che denunciare al pubblico un siffatto
comportamento, che investe tutta una catena di comando aziendale di settore, che si sta
dimostrando silente e quindi connivente al cospetto di tali irregolarità.
Segreteria Provinciale Uilposte
Antonino Belgenio
Emanuel Pasquale Azzarà