UN SOGNO A ISTANBUL tratto da “La cotogna di Istanbul“ di Paolo Rumiz

Un amore totale, che coinvolge corpo e mente, descritto attraverso i suoni, gli odori, i profumi e i colori di tanti luoghi dai nomi talvolta conosciuti e talvolta impronunciabili, la storia e le parlate delle terre balcaniche. Un viaggio nel passato delle generazioni, delle famiglie, tra guerre e capacità di sopravvivere e di vivere. Una magia quei nomi sdruccioli dal suono reso contorto dall’accavallarsi di consonanti che ricordano tempi lontani di vita semplice prima dell’odio; quelle canzoni ammalianti come un presagio; quei colori giallo e nero che ritornano e si alternano in un percorso che è malinconia, struggimento di passione, mancanza: il giallo della mela cotogna, di quel frutto bitorzoluto, brutto, eppure profumatissimo, che porta con sé la capacità di superare l’inverno della vita e col suo profumo impregna tutto ciò che accanto ad esso si conserva; e il nero della morte sempre presente nei lunghi tempi di guerra solo per poco sospesa dalla pace. Tutto un raffinato gioco di simboli, di significati ancestrali per dire che l’amore non muore dopo la morte, dopo che la dama nera porta via il corpo, perché quel frutto così brutto è anche il simbolo di fedeltà, di ricchezza, di vita, di forza e sostanza e si usa, anche tra i cristiani, per festeggiare  l’11novembre, nel giorno di San Martino, che, nella cabala, è simbolo di resurrezione. Max e Masha, che morirà proprio l’11 novembre, protagonisti di un amore assoluto che supera il tempo e la malattia, che vive di bellezza e di poesia, di attesa e di passione. Un amore che fu un sogno e che resta nei sogni di ognuno. 
Paolo Rumiz, grande  affabulatore, racconta e innamora di terre lontane, di genti e luoghi, di frutti che diffondono i loro profumi, di tradizioni e di storie, di locande e zuppe calde, di cieli stellati, di neve e  di pioggia. E dopo questo lungo viaggio di incontri oltre la morte, un numero ritorna, segno di memoria e continuità:184509. 
Difficile da mettere in scena questa ballata dai mille richiami e significati    se non fosse per una certa fedeltà al testo originale e per la grande capacità interpretativa degli attori bravissimi.
Marisa Militano Segretaria Amici della musica Manfroce Palmi