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La riforma della portualita’ di Del Rio e’ confusa e rischia essere dannosa per i porti calabresi

In riferimento alle indiscrezioni circa il riordino delle Autorità portuali che il Ministro delle infrastrutture Del Rio sta elaborando è necessario innanzitutto verificare quali siano gli elementi innovativi per lo sviluppo, la tutela del lavoro, della sicurezza e della legalità. Questo, per noi, è la prima questione da cui partire se si vuole dare concretezza e trasparenza ad un settore fondamentale, come quello della portualità, asse portante di una parte rilevante dell’economia del Paese. Ci siamo battuti e ci battiamo, come in occasione dello sciopero nazionale dei porti dello scorso 6 marzo, contro la distruzione delle regole e della legalità nel lavoro portuale e contro la parcellizzazione e la concorrenza al massimo ribasso, a danno della sicurezza, delle garanzie di intervento in caso di emergenza, della professionalità e dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici. Nello specifico, noi pensiamo che per sviluppare seriamente i sistemi portuali è necessario rafforzare concretamente la logistica e che si punti a creare sufficienti condizioni infrastrutturali, oltre a garantire la capacità industriali dei retro porti. Cosa che, nel caso di Gioia Tauro e degli altri porti calabresi, non ci pare sia presente nelle indiscrezioni relative al Piano di Del Rio ed alla volontà del Governo nazionale. Il secondo interrogativo è relativo al fatto che i porti di Reggio e Vibo non fanno parte dell’attuale Autorità portuale: con la riforma Del Rio cosa succederà? E soprattutto quali funzioni e ruolo potranno avere? Oltre a ciò, l’aspetto che ci preoccupa è anche la concentrazione dei poteri decisionali nelle mani del Governo che depotenzia, nella scelte di governance dei porti, le autonomie locali e il ruolo delle Regioni che, così, vedrebbero molto ridimensionato il loro ruolo di attori fondamentali dello sviluppo territoriale. E’ una scelta, se confermata, che di fatto mortifica la capacità delle Regioni a determinare le scelte più importanti sullo sviluppo produttivo e, come nel caso di Gioia Tauro, a definire soluzioni commissariali dettate dall’alto prive di alcuna natura manageriale e di competenza. I porti della Calabria, a cominciare da quello di Gioia Tauro, hanno bisogno di investimenti pubblici importanti, a cominciare da un moderno sistema infrastrutturale e da decisioni coraggiose, come la ZES, che fino adesso questo Governo ha negato. Riteniamo, invece, sensato l’accorpamento del porto di Messina, anche se può risultare improduttivo e poco utile al sistema portuale dello Stretto e della Calabria non aver inserito gli altri porti della Sicilia Orientale. Per tutto ciò, continuiamo a pensare che l’orientamento del Governo sul riordino della portualità sia confuso e non rispondente ai bisogni dei porti calabresi, a cominciare da quello di Gioia Tauro.

                                                                                       Nino Costantino

                                                                                      Segretario generale Filt-CGIL Calabria