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La procura di Palmi ha chiesto la condanna di Grimaldi a sei mesi di reclusione

La procura di Palmi ha chiesto la condanna del presidente dell’autorita’ portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi, a sei mesi di reclusione per il reato di cui all’articolo 328, ii comma, c.p.

Finalmente dopo anni di giudizio il processo a carico di Giovanni Grimaldi, presidente dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, si sta concludendo e la Procura di Palmi, nella persona del PM dottor Ponzetta, ha chiesto la condanna dello stesso alla pena di sei mesi di reclusione, oltre a tutte le altre sanzioni di legge, per il reato di cui all’articolo 328, II comma, c.p. (Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione). Per le conclusioni della parte civile, Zen Marine srl, difesa dall’avv. Giacomo Saccomanno, e dei difensori dell’imputato, avv.ti Pittelli e Feraudo, il Tribunale, presieduto dal dottor A. Battaglia, ha fissato l’udienza del 18 febbraio 2015. Tale rinvio per la discussione, il quarto sino ad oggi, è conseguente ad una istanza presentata dall’avv. Pittelli per motivi di salute. La requisitoria del PM è stata puntuale e precisa, emergendo dagli atti l’evidente ritardo nel rilascio di una concessione, richiesta dal Gruppo Zen nel 2007, per ottenere l’uso di uno specchio d’acqua per l’alaggio delle imbarcazioni, e rilasciata solamente il 4 febbraio 2010, a distanza di quasi tre anni, dinnanzi ad un termine di 30 giorni. Il PM ha evidenziato che non solo vi è stato l’abnorme ritardo, anche dinnanzi a due sentenze del Tar Calabria che ordinavano il rilascio della stessa, con nomina, anche, di un Commissario ad acta, ma per giustificare ciò sono state evidenziate motivazioni inesistenti ed in contrasto con la normativa vigente. Nel contesto della discussione, per acclarare la gravità della situazione, è stato ricordato un evento accaduto 20 anni prima, allorquando uno dei primi investitori è stato incontrato da un soggetto locale che gli dava assicurazioni sulle possibilità di intervento per risolvere tutti i problemi sia amministrativi che burocratici. Il Gruppo Zen ed i dipendenti, pur prendendo atto della posizione netta della Procura che ha descritto puntualmente l’evento e le gravi responsabilità dell’imputato, non possono che rammaricarsi del ritardo nella decisione del procedimento e dei danni pesantissimi subiti che hanno distrutto una attività imprenditoriale che aveva 120 dipendenti ed oggi, invece, appena 10! Una danno così devastante che ha impedito la crescita di una azienda sana per omissioni, ritardi e, forse, interessi diversi e contrari a quelli di una gestione della cosa pubblica trasparente, corretta e nell’interesse dei cittadini e del rispetto della legge. La parte civile si auspica che il processo possa definirsi al più presto e che possa far ritornare un poco di serenità, dopo annidi ingiustizie e sofferenze.