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Operazione Metauros, capi d’imputazione. Indagata anche l’ispettore di Polizia Coco Ilenia Giuseppina

 

1.      PIROMALLI Gioacchino, alias  “l’Avvocato”;

2.      PISANO Giuseppe

3.      PISANO Domenico

4.      PISANO Paolo

5.      FONDACARO Saverio

6.      LUPPINO Giuseppe

7.      LA VALLE Rocco

8.      COMMISSO Giuseppe, alias “Il Mastro”,

9.      BARRECA Francesco

10.  COCO Ilenia Giuseppina

 

          indagati:

cosca PIROMALLI

PIROMALLI  Gioacchino, PISANO Giuseppe, PISANO Domenico, PISANO Paolo e FONDACARO Saverio:

a)      per il reato p. e p. dall’art. 416 bis, commi I,II, III, IV, V, VI, 99 c.p., ed art. 71 D.L.vo n. 159/2011 per avere preso parte – tra gli altri con il defunto PROMALLI Giuseppe (cl. 21) con GUERRISI Biagio, LABATE Pasquale, STILLITANO Rocco Ivan, ESPOSITO Antonio, COSOLETO Francesco, PAOLILLO Gennaro, ROMAGNOSI Cosimo, STILLITANO Carmelo (nei confronti dei quali si procede separatamente nell’ambito del p.p. n. 4801/16) COPELLI Giovanni (nei confronti del quale si è proceduto separatamente nell’ambito del p.p. n. 5529/13 R.G.N.R. DDA) con ANNUNZIATA Alfonso (nei confronti del quale si procede separatamente nell’ambito del p.p. n.2463/09 R.G.N.R. DDA), con PIROMALLI Giuseppe cl 45, “Facciazza”, PIROMALLI Antonio cl 72, PIROMALLI Antonio cl 39, PIROMALLI Grazia, MARTINO Maria, SCIACCA Loredana, SCIACCA Francesco, SCIACCA Annunziata, SCIACCA Antonino Pietro, SCIACCA Carmela, CORDI’ Francesco, PRONESTI Alessandro, RUCIRETA Nicola, VIZZARI Rosario, MAZZAFERRO Girolamo cl 35, MAZZAFERRO Teodoro cl 38, MAZZAFERRO Teodoro cl 75, GUERRISI Pasquale, TRIMBOLI Giuseppe Antonio, FUMO Amedeo, DATO Rocco, TRUNFIO Francesco, SACCA’ Rocco, ARCURI Francesco, BAGALA’ Carmelo, BAGALA’ Vincenzo, BARBARO Domenico, BARBARO Giuseppe, D’AGOSTINO Michele, GALLO Pietro, “Pierone”, GANGEMI Giuseppe, SCIBILIA Giovanni, MINNITI Vittorio, COMERCI Nicola (nei confronti dei quali si è proceduto nel proc nr 207/2017 denominato PROVVIDENZA e con altre persone ancora non individuate – nell’ambito della associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta -operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero costituita da molte decine di locali, articolata in tre mandamenti (Tirrenica, Ionica e Reggio Calabria città) e con organo di vertice denominato “Provincia”- alla cosca PIROMALLI, operante sul territorio del comune di Gioia Tauro e zone limitrofe, a sua volta inserita nel mandamento tirrenico (per come già giudiziariamente accertato nei processi DE STEFANO Paolo + 59, “La Mafia delle tre Province”, “Tirreno”, “Porto”, “Conchiglia”, “Tallone d’Achille”, “Cent’Anni di Storia”), avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che si creavano nel citato territorio, attuando un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, affermatasi nel corso del tempo ed avendo come scopo quello:

di conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano nel territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo;

di acquisire direttamente o indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori;

di affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe, sopprimendo i soggetti che a quel controllo si contrapponevano;

di commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi e di favoreggiamento dei latitanti;

e, comunque, infine, di procurarsi ingiuste utilità.

In particolare:

►  PIROMALLI Gioacchino, capo, promotore ed organizzatore della cosca Piromalli, imperante in Gioia Tauro, con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie della cosca di appartenenza.

In particolare:

–           era il principale ideatore ed artefice dell’operazione di infiltrazione nell’appalto pubblico di costruzione e gestione dell’impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani sito in contrada Cicerna di Gioia Tauro (il cd. Termovalorizzatore,  i cui lavori di costruzione hanno avuto inizio nel luglio del 2002 e sono stati conclusi nel settembre del 2004), attraverso la creazione di ditte ad hoc, intestate a soggetti di propria fiducia -riconducibili alla famiglia dei fratelli Pisano Domenico, Paolo e Giuseppe –  che avvalendosi del loro inserimento nell’associazione e per perseguirne le finalità, ottenevano le commesse pubbliche e/o private sopra indicate nel ciclo dei rifiuti per conto del dominus Piromalli Gioacchino;

–          era il destinatario finale delle tangenti pagate dalle società Termomeccanica e Veolia (che si sono avvicendate negli anni nella gestione del termovalorizzatore) sul quantitativo di rifiuti e numero di viaggi per il loro trasporto dagli impianti di selezione di Rossano, Crotone, Siderno e Sambatello al sito del termovalorizzatore  e consegnate da La Valle Rocco  ai suoi “portavoce” ovvero l’avv. Luppino Giuseppe, prima, e ai fratelli Pisano, Domenico e Giuseppe, successivamente. 

 

►  PISANO Giuseppe, partecipe alla cosca Piromalli, imperante in Gioia Tauro, con il seguente ruolo:

–           attuava tutte le direttive impartite da Piromalli Gioacchino;

–           quale “longa manus” di Gioacchino Piromalli, costituiva la società a responsabilità limitata con socio unico “D.g.p. di Pisano Giuseppe”, che aveva ad oggetto “l’esecuzione di lavori di meccanica generale, fabbricazione, installazione e riparazioni di strutture metalliche e parti di strutture”, con sede a Gioia Tauro in Contrada Cicerna snc, adiacente al Termovalorizzatore, che s’insediava all’interno dell’impianto di smaltimento dei rifiuti di Gioia Tauro avvalendosi dell’influenza mafiosa della cosca suddetta, svolgendo, in via esclusiva, fino al novembre 2012 (ovvero in concomitanza con l’avvento della gestione affidata alla società “Ecologia Oggi”), i lavori di manutenzione delle caldaie e del nastro trasportatore;

–          avvalendosi della forza di intimidazione proveniente dalla sua intraneità al sodalizio mafioso,  decideva in ordine alle maestranze  da far assumere alla ditta incaricata della gestione del termovalorizzatore e di accreditare presso quest’ultima le ditte esterne fornitrici di beni e materiali necessari al funzionamento dell’impianto;

–          riscuoteva da La Valle Rocco e consegnava direttamente o indirettamente, avvalendosi di persone di sua fiducia, a Piromalli Gioacchino una quota-parte delle tangenti pagate dalle società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore (Termomeccanica e Veolia), sotto forma di “costi di impresa” regolarmente fatturati  ed afferenti ai compensi corrisposti alle imprese addette al  trasporto del cdr dagli impianti di selezione calabresi (Rossano, Sambatello, Siderno e Crotone)  fino al sito di Gioia Tauro. Attraverso il sistema della c.d.  sovrafatturazione, parte del corrispettivo veniva “restituito” dalle aziende di trasporto, costituite in Ati,  al gestore dell’impresa capofila, La Valle Rocco, che ne curava la materiale consegna al Pisano.

 

► PISANO Domenico, partecipe alla cosca Piromalli, imperante in Gioia Tauro, con il seguente ruolo:

–           di esecuzione delle direttive impartite dal Piromalli Gioacchino;

–          ancorchè la sua presenza nel sito del termovalorizzatore fosse legata alle  mansioni di magazziniere delle varie società che si sono avvicendate nella gestione dello stesso,  era la “longa manus” di Gioacchino Piromalli e  concorreva a costituire e gestire la società a responsabilità limitata con socio unico “D.g.p. di Pisano Giuseppe”, apparentemente intestata solo al fratello, avente ad oggetto l’esecuzione di lavori di meccanica generale, fabbricazione, installazione e riparazioni di strutture metalliche e parti di strutture, con sede a Gioia Tauro in Contrada Cicerna snc, adiacente al Termovalorizzatore, che s’insediava all’interno dell’impianto di smaltimento dei rifiuti di Gioia Tauro avvalendosi dell’influenza mafiosa della cosca suddetta, svolgendo, in via esclusiva, fino al novembre 2012 (ovvero in concomitanza con l’avvento della gestione affidata alla società “Ecologia Oggi”), i lavori di manutenzione delle caldaie e del nastro trasportatore,

–          avvalendosi della forza di intimidazione proveniente dalla sua intraneità al sodalizio mafioso,  decideva in ordine alle maestranze  da far assumere alla ditta incaricata della gestione del termovalorizzatore e di accreditare presso quest’ultima le ditte esterne fornitrici di beni e materiali necessari al funzionamento dell’impianto;

–          riscuoteva da La Valle Rocco e consegnava direttamente o indirettamente, avvalendosi di persone di sua fiducia, a Piromalli Gioacchino una quota-parte delle tangenti pagate dalle società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore (Termomeccanica e Veolia), sotto forma di “costi di impresa” regolarmente fatturati  ed afferenti ai compensi corrisposti alle imprese addette al  trasporto del cdr dagli stabilimenti calabresi (Rossano, Sambatello, Siderno e Crotone)  fino al sito di Gioia Tauro. Attraverso il sistema della c.d.  sovrafatturazione, parte del corrispettivo veniva “restituito” in contanti dalle aziende di trasporto, costituite in Ati,  al gestore dell’impresa capofila, La Valle Rocco, che ne curava la materiale consegna al Pisano.

–          dopo l’estromissione della ditta Dgp di Pisano Giuseppe dalla gestione di fatto del termovalorizzatore, per volontà di Piromalli Gioacchino, riscuoteva in nome e per conto dello stesso, tangenti pagate dalla società Iam gestore dell’impianto di depurazione a Gioia Tauro, consegnatigli dall’amministratore delegato della società Mallamaci Domenico, sotto forma di “costi di impresa” regolarmente fatturati  ed afferenti ai compensi corrisposti alle imprese addette al  trasporto. Attraverso il sistema della c.d.  sovrafatturazione, parte del corrispettivo veniva “restituito” in contanti dalle aziende di trasporto, costituite in Ati, ai gestori dell’impresa B.m. Service s.r.l. di Barreca Francesco, ovvero La Valle Rocco e Barreca Francesco.

 

►PISANO Paolo partecipe alla cosca Piromalli, imperante in Gioia Tauro, con il seguente ruolo:

–          eseguiva le direttive impartite da Piromalli Gioacchino, nonché dai fratelli Pisano Giuseppe e Domenico;

–          ancorchè la sua presenza nel sito del termovalorizzatore fosse legata alle  mansioni di addetto alla pesa alle dipendenze delle varie società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore di Gioia Tauro,  al pari dei fratelli Domenico e Giuseppe, agiva quale “longa manus” di Piromalli Gioacchino,  concorrendo a costituire e gestire la ditta “D.g.p. Srl” che si era insediata nell’attività di manutenzione all’impianto, avvalendosi dell’influenza mafiosa della cosca Piromalli

–          curava i rapporti tra la famiglia di appartenenza ed il capo cosca Piromalli Gioacchino (del resto a lui si rivolgeva il Piromalli, simulando solidarietà,  per chiedere notizie sulle condizioni di salute di Pisano Giuseppe dopo l’attentato a colpi di kalashnikov avvenuto in data 14 dicembre 2013 e allo stesso offriva disponibilità nell’eventualità il nucleo familiare dei Pisano avesse avuto bisogno di qualcosa) 

–          intratteneva le relazioni tra la ditta di famiglia e l’istituto bancario di riferimento;

–          su indicazione e d’intesa con i fratelli Pisano Domenico e Giuseppe, veniva incaricato di mantenere i rapporti con  l’avv. Luppino Giuseppe, indicato cripticamente con il nome “Mago Hellas”, concorrente esterno all’associazione, al fine di promuovere gli interessi della cosca di appartenenza nel ciclo dei rifiuti, acquisendo informazioni dal professionista sulle dinamiche politiche inerenti l’affidamento degli appalti di gestione del termovalorizzatore.

 

►FONDACARO Saverio partecipe alla cosca Piromalli, imperante in Gioia Tauro, in quanto persona di fiducia di Piromalli Gioacchino che si poneva da tramite tra il capo della consorteria mafiosa e la ditta dei fratelli Pisano, al fine di trasmettere messaggi in maniera riservata, incontrandosi riservatamente con Pisano Giuseppe, tra i mesi di luglio e dicembre del 2013 (03.07.2013 – 05.11.2013 – 19.11.2013 – 02.12.2013).

Con l’aggravante della recidiva reiterata specifica per Piromalli Gioacchino[1]

Con l’aggravante della recidiva reiterata per Fondacaro Saverio[2]

In Gioia Tauro, dall’anno 2002 (per Gioacchino Piromalli dal 26 luglio 2001, data di esecutività della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria) con condotta perdurante

 

LUPPINO Giuseppe, LA VALLE Rocco:

b)      delitto p. e p. dagli art. 110, 416 bis c. p., per aver fornito dall’esterno, senza averne fatto parte,  un valido e specifico contributo all’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero, costituita da molte decine di “locali”, articolata in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia”,  finalizzato al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi rientranti nel programma criminoso del sodalizio, concretizzatosi nelle seguenti condotte:

·         Luppino Giuseppe, con il seguente ruolo:

–  nella qualità di Presidente del Consiglio d’Amministrazione di “Piana Ambiente S.p.A.” nonché di consulente esterno dell’ufficio legale del Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti in Calabria – cariche  rivestite dal 21.12.2001 al 18.10.2008 – era uomo politico di riferimento per il sodalizio mafioso dei Piromalli, e si adoperava  affinché i fratelli Pisano, intranei all’associazione mafiosa, venissero instradati verso il termovalorizzatore già nella fase di costruzione con il chiaro intento di permettere loro l’insediamento stabile al suo interno attraverso la ditta denominata “D.g.p. S.r.l.” che, fino al 2012, ha gestito, in regime di monopolio, la manutenzione dell’impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;

– di esattore, in nome e per conto di Piromalli Gioacchino, che ne era il destinatario finale in rappresentanza dell’intera famiglia mafiosa, della quota-parte delle tangenti pagate dalle società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore (Termomeccanica e Veolia), sotto forma di “costi di impresa” regolarmente fatturati  ed afferenti ai compensi corrisposti alle imprese addette al  trasporto del cdr dagli impianti di selezione calabresi (Rossano, Sambatello, Siderno e Crotone)  fino al sito di Gioia Tauro. Attraverso il sistema della c.d.  sovrafatturazione, parte del corrispettivo veniva “restituito” in contanti dalle aziende di trasporto, costituite in Ati,  al gestore dell’impresa capofila, La Valle Rocco, che ne curava la materiale consegna al Luppino (e successivamente, dall’anno 2008 in poi, ai fratelli Pisano).

 

·         La Valle Rocco, con il seguente ruolo:

–          era l’ideatore dell’Ati costituita tra imprese addette al trasporto del cdr  dagli impianti di selezione di Sambatello, Crotone, Siderno e Rossano Calabro al termovalorizzatore di Gioia Tauro;

–          selezionava le imprese da “associare” in Ati e assegnava loro il numero di viaggi da eseguire dai vari impianti fino al sito del termovalorizzatore;

–          nella qualità di portavoce dell’impresa di famiglia Ecofal S.n.c.” di Eugenio e Francesco La Valle (rispettivamente fratello e cugino di La Valle Rocco), capofila dell’A.T.I., si adoperava  al fine di assicurare alla organizzazione unitaria ndrangheta la riscossione delle tangenti imposte alle società che hanno gestito il termovalorizzatore  attraverso un sistema di “sovrafatturazione” degli importi relativi al trasporto del cdr dagli impianti di selezione. Attraverso il sistema della c.d.  sovrafatturazione, parte del corrispettivo versato da Termomeccanica o Veolia veniva “restituito” in contanti dalle aziende di trasporto, costituite in Ati,  al gestore dell’impresa capofila, La Valle Rocco, per la successiva spartizione alle cosche di ndrangheta.

–           a tal proposito, fungeva da verio e proprio “collettore” delle tangenti e come unico interlocutore delle cosche “beneficiarie” del compendio estorsivo imposto alle società che hanno gestito nel corso del tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro (Termomeccanica e Veolia), prendendo contatti con i referenti mafiosi delle zone in cui sono ubicati gli impianti di selezione del cdr e di ubicazione del termovalorizzatore o con i loro “portavoce” e consegnando loro materialmente la quota –parte del denaro dell’estorsione.

–          in relazione allo stabilimento di Siderno ed ai trasporti di cdr da quel sito al termovalorizzatore di Gioia Tauro, in particolare, consegnava parte delle tangenti a Commisso Giuseppe, referente mafioso di quel territorio.

Fatti commessi a Gioia Tauro, Siderno, Sambatello (RC), Crotone e Rossano dal 2002 e periodo successivo, fino all’anno 2013.

 

PIROMALLI Gioacchino, PISANO Giuseppe, PISANO Domenico e PISANO Paolo:

c)       reato p. e p. dagli artt. 110 c.p., 12 quinquies della legge n. 356 del 1992, aggravato dall’art. 7 della legge nr. 203 del 1991, perché, in concorso fra loro, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali intestavano fittiziamente a Pisano Giuseppe che figurava come amministratore unico la ditta denominata DGP s.r.l. avente ad oggetto l’esecuzione di lavori di meccanica generale, fabbricazione, installazione e riparazioni di strutture metalliche e parti di strutture, con sede a Gioia Tauro in Contrada Cicerna snc, adiacente al Termovalorizzatore, essendo, nei fatti, Piromalli Gioacchino il dominus ed il reale gestore-amministratore della ditta che, fino al novembre 2012 (ovvero in concomitanza con l’avvento della gestione affidata alla società “Ecologia Oggi”), ha svolto, in via esclusiva, i lavori di manutenzione dell’impianto di smaltimento dei rifiuti di Gioia Tauro

Con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91 per aver agevolato le attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale della cosca Piromalli, la cui esistenza è stata giudiziariamente accertata nei processi “De Stefano Paolo + 59”, “La mafia delle tre province”, “Tirreno”, “Porto”, “Conchiglia”, “Tallone d’Achille” e “Cent’anni di storia”.

Fatto commesso a Gioia Tauro (RC) dal 09.06.2010 (data che segna l’inizio dell’attività di impresa) con condotta perdurante.

 

LA VALLE Rocco,  COMMISSO Giuseppe detto il Mastro, PIROMALLI Gioacchino detto l’”avvocato”, LUPPINO Giuseppe,  PISANO Giuseppe,  PISANO Domenico

d)      reato previsto e punito dall’art 110 c.p., 81 cpv. c.p.,  art 629 c.p.  ed art 7 della legge 203/1991, perché, in concorso tra loro:

–          Commisso Giuseppe, nella qualità di capo assoluto della famiglia mafiosa Commisso di Siderno –  in posizione apicale nell’ambito della sua cosca e dell’intera organizzazione unitaria, “collettore” di informazioni e notizie circa le dinamiche e gli equilibri della ndrangheta, soprattutto per ciò che concerne il “mandamento jonico” e tessitore di rapporti  di collegamenti con le più qualificate realtà criminali del territorio, come i Pelle, i Morbito di Africo e in relazione con il “Capo Crimine” Oppedisano Domenico – e destinatario finale di una quota parte delle tangenti imposte a Termomeccanica e Veolia in relazione ai trasporti di cdr dall’impianto di selezione di Siderno a Gioia Tauro;

–          Piromalli Gioacchino  nella qualità di capo della famiglia mafiosa Piromalli di Gioia Tauro, in posizione apicale nell’ambito della sua cosca e dell’intera organizzazione unitaria,   quale referente mafioso di zona in cui è ubicato il termovalorizzatore; (per come meglio descritto nel capo a)

–          La Valle Rocco quale  portavoce dell’impresa di famiglia Ecofal S.n.c.” di Eugenio e Francesco La Valle (rispettivamente fratello e cugino di La Valle Rocco), capofila dell’A.T.I., e quale “collettore”  delle tangenti e come unico interlocutore delle cosche “beneficiarie” del compendio estorsivo imposto alle società che hanno gestito nel corso del tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro (Termomeccanica e Veolia)  “mascherato” attraverso il sistema di sovrafatturazioni per pagamenti dei servizi di trasporto del cdr dagli impianti di selezione al sito del termovalorizzatore che venivano però in parte restituiti “in nero”;

–          Luppino Giuseppe, Pisano Giuseppe e Pisano Domenico, quali esattori della tangente spettante alla famiglia Piromalli che ricevevano direttamente da La Valle, titolare di fatto dell’impresa Ecofal, capofila delle imprese di trasporto costituite in Ati 

con più azioni poste in essere anche in tempi distinti,  in  esecuzione del medesimo disegno criminoso,  avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza di Commisso Giuseppe e Piromalli Gioacchino a cosche di ndrangheta, mediante l’utilizzo di violenza e minaccia ambientali di seguito descritte:

–          facevano intendere preventivamente ai rappresentanti di Termomeccanica e Veolia, società che hanno gestito nel tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro, nonché ai titolari di imprese addette al trasporto del cdr dagli impianti di selezione  costituite in Ati che il pagamento della c.d “tassa per l’ambiente”  fosse l’unico modo di svolgere la propria attività in sicurezza,  senza subire atti di danneggiamento o minatori da parte della criminalità organizzata.

In particolare in occasione della trattativa inerente i servizi di trasporto del cdr dagli impianti di selezione siti in Sambatello, Rossano, Crotone e Siderno a Goia Tauro, intercorsa tra Orladini Romolo, responsabile di Termomeccanica e La Valle Rocco, gestore di fatto dell’impresa Ecofal capofila dell’Ati costituita tra le imprese di trasporto, quest’ultimo richiedeva il pagamento della c.d “tassa per l’ambiente” (cfr dichiarazioni di Orlandini: per il quieto vivere….per l’ambiente facciamo così …e non se ne parla più…l’unica… particolarità… che è venuta fuori con l’occasione… è stato il fatto che… mi è stato detto… però, su questa cifra bisognerebbe mettere un qualcosina… è stata una cosa molto vaga… uso il termine che è stato usato… per l’ambiente) e pertanto di una somma ulteriore rispetto al prezzo per il singolo trasporto (che sarebbe stata regolarmente fatturata);

–           e poi passando alle vie di fatto, in caso di ritardo o inesatta corresponsione del quantum della tangente, giungendo finanche a determinare il blocco del servizio di trasporto del cdr (come  nel caso di Commisso Giuseppe nell’episodio registrato in data anteriore e prossima al luglio 2009)

 costringendo i rappresentanti delle stesse società (Termomeccanica e Veolia) a consegnare loro una somma imprecisata (ma comunque proporzionale al numero dei trasporti commissionati- circa 30 euro a viaggio e alla quantità di rifiuti trasportati-circa 1 euro a tonnellata), ma certamente pari a centinaia di miglia di euro all’anno,  si procuravano un ingiusto profitto con altrui danno.

Con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91 per aver agevolato le attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale della cosca Piromalli e cosca Commisso

Con l’aggravante della recidiva reiterata per Commisso Giuseppe[3]

In Siderno e Gioia Tauro, dall’anno 2004  (e per Luppino Giuseppe fino all’anno 2008) con condotta protrattasi fino all’anno  2013.

 

PIROMALLI Gioacchino, PISANO Domenico, LA VALLE Rocco e BARRECA Francesco

e)      reato previsto e punito dall’art 110 c.p., 81 cpv. c.p.,  art 629 c.p. . ed art 7 della legge 203/1991, perché, in concorso tra loro:

–          Piromalli Gioacchino  nella qualità di capo della famiglia mafiosa Piromalli di Gioia Tauro, in posizione apicale nell’ambito della sua cosca e dell’intera organizzazione unitaria, destinatario ultimo dei proventi estorsivi in referente mafioso di zona in cui è ubicata la società che gestisce il depuratore;

–          Pisano Domenico quale esattore della tangente spettante alla famiglia Piromalli che riceveva dall’amministratore delegato della Iam

–          La Valle Rocco e Barreca Francesco, il primo come gestore di fatto ed il secondo quale titolare formale  della B.M. Service, impresa addetta ai trasporti per conto della società che gestiva il depuratore, con il ruolo di “collettori” delle tangenti pagate dalla Iam, con cadenza mensile,  che venivano “girate”alla cosca Piromalli (materialmente da Barreca Francesco)

con più azioni poste in essere anche in tempi distinti,  in  esecuzione del medesimo disegno criminoso,  mediante l’utilizzo di violenza e minaccia ambientali (facendo intendere che il pagamento della c.d “tassa dell’ambiente” fosse l’unico modo di conseguire e svolgere l’attività senza subire atti di danneggiamento o minatori da parte della criminalità organizzata)  costringendo i titolari della società Iam addetta alla gestione dell’impianto di depurazione in Gioia Tauro a consegnare loro con cadenza mensile somme di denaro (nel dicembre 2015, una somma imprecisata, in data 12 gennaio 2016 l’importo di euro 5.600,00; in data 10 febbraaio 2016, l’importo di 1.500,00 euro; in data 11 aprile 2016 la somma di euro 6.000,00; in data 10 maggio 2016 una somma imprecisata) si procuravano un ingiusto profitto con altrui danno.

Con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91 per aver agevolato le attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale della cosca Piromalli

In Gioia Tauro, dal dicembre 2015, con condotta in atto

 

COCO Ilenia Giuseppina:

f)       delitto p. e p. dagli artt. 615 ter, comma 2°, c.p. perché, nella qualità di pubblico ufficiale ovvero di spettore della Polizia di Stato, in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, in legittimo possesso delle credenziali di accesso, abusando dei poteri derivanti dalla sua funzione, si introduceva nel sistema informatico s.d.i. (banca dati interforze degli organi di polizia), prendendo cognizione, per finalità estranee a quelle d’ufficio, di dati riservati sul conto di Guarascio Eugenio, Pisano Giuseppe, Pisano Domenico e Cuozzo Pietro.

Fatti commessi a Roma (luogo in cui sono ubicati i server della banca dati interforze) il 31.12.2012, il 02.01.2013, il 17.01.2013 ed il 01.02.2013.

 

COCO Ilenia Giuseppina:

g)      delitto p. e p. dall’art. 12 della legge 1 aprile 1981 nr. 121 perché, nella qualità di Pubblico Ufficiale  ovvero di ispettore della Polizia di Stato, in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, dopo aver commesso il reato di cui al precedente capo di imputazione, comunicava a Pisano Giuseppe notizie in merito alle segnalazioni inserite in banca dati dalle FF.PP. sul conto di Guarascio Eugenio, diffondendo illecitamente dati riservati.

Fatto commesso a Palmi (luogo in cui è avvenuta la comunicazione del dato) il 02.01.2013.

 

COCO Ilenia Giuseppina e PISANO Giuseppe:

h)      delitto p. e p. dagli artt. 110 e 326 c.p. perché, in concorso tra loro, Coco  Ilenia Giuseppina, nella qualità di ispettore della Polizia di Stato, e Pisano Giuseppe, quale recettore della notizia e concorrente morale, violando (Isp. Coco) i doveri inerenti alla sua funzione, rivelava (a Pisano Giuseppe) notizie apprese da una collega in servizio presso il Commissariato P.S. di Gioia Tauro in merito alle operazioni di polizia che il predetto Ufficio di P.S. aveva programmato per il giorno successivo che avrebbero dovuto  rimanere segrete.

Fatto commesso a ­­­­­Gioia Tauro-Palmi (RC) il 24.01.2013.

 

[1] condannato:

  1. con sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria irrevocabile il 26 luglio 2001 per associazione di stampo mafioso, detenzione illegale di armi e munizioni ed estorsione tentata  ad anni 4 e mesi 10 di reclusione e multa di lire 2.000.000
  2. destinatario di misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per anni 3 con decreto della Corte di Appello di Reggio Calabria definitivo in data 13 aprile 2005

 

 

[2] condannato:

  1. con decreto penale emesso dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria esecutivo in data 4 gennaio 2013 per omesso versamento delle ritenute previdenziali
  2. con decreto penale emesso dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria esecutivo in data 25 maggio 2013 per omesso versamento delle ritenute previdenziali

 

[3] condannato:

  1. con sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria irrevocabile in data 19 gennaio 1994 per reati in materia di armi ad anni 1 e mesi 7 di reclusione e lire 300.000
  2. con sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria irrevocabile in data 17 giugno 2016 per associazione di stampo mafioso alla pena di anni 11 di reclusione (rito abbreviato)
  3. con provvedimento della Corte di Appello di Reggio Calabria definitivo in data 7 gennaio 2015 veniva sottoposto alla misura della sorveglianza speciale