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La città di Gioia Tauro piange la perdita di un grande poeta e scrittore: Antonio Orso

L’usignolo del Petrace, adesso canterà le sue dolci liriche insieme agli angeli.
Raccontare Antonio Orso , non è certo facile, chi scrive lo fa con molta umiltà, conoscendo l’indubbio valore del personaggio e sapendo che, data la sua bravura, non potrà mai essere esaustiva.
Uomo di cultura, sensibile, raffinato e delicato.
Poeta del sentimento, cantore degli affetti figli dell’amore, “narratore” dell’intimo sentire, interprete poetico dell’angoscia, della solitudine, della speranza e della pace.
Sublimi i suoi versi sull’amore: “sole che nell’ora nera/ attenua o sperde in cuore ogni amarezza;/è la forza che attrae ,avvince e regge/ ogni armonico moto su di noi;/ è l’acciaioso fulcro della vita/ su cui s’innesta ogni terrena gioia!
Cultore del latino e degli studi umanistici. Cavaliere ufficiale della Repubblica Italiana.
E’ stato anche apprezzato e stimato insegnante.
Nel corso della sua vita è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti.
La sua produzione letteraria ha toccato tutti i campi del sapere: dalla silloge, al saggio, alla narrativa.
Il suo esordio letterario risale al 1972 con un libro di poesie dal titolo : Petali al vento.
In questo libro Orso ha rivelato l’amore verso la sua città ed ha esaltato la bellezza della sua regione.
Presenti anche versi che ricordano la madre e versi dedicati all’amore.
Nel 1973, ha pubblicato: Fiori di campo, dove riconfermava con più passione gli stessi temi dell’opera precedente.
Nel 1980 ha pubblicato: Spisiddi, opera in dialetto, dove ha espresso magistralmente, tutto l’amore verso la sua terra.
Nell’opera dal titolo Folclore gioiese,ha descritto,invece, le tradizioni della sua città.
Ma l’opera, per la quale il professore viene ispirato dall’amore per la Calabria è stata:” Nel mare delle sirene. Amore e morte di un pescespada”.
Opera che personalmente mi ha fatto sognare.
In quest’opera, Orso ha raccontato una storia vera che continua a ripetersi e i cui protagonisti sono l’uomo in veste di assassino, e il pescespada, in veste di vittima. Una storia di amore e di morte che diventa un canto impregnato di malinconia. Una storia che si svolge in una terra bellissima e morire insieme, per il pescespada e la sua femmina, è l’unico modo per restare uniti per sempre. La vita senza di lei non avrebbe senso. Come Romeo e Giulietta.
Nell’opera, Gente di Calabria, invece, il professore, ha denunciato tutte le ingiustizie della sua terra che attendono un riscatto.
Il dolore, la nostalgia, il rimpianto dell’emigrato si evincono nelle liriche presenti in : Gente del Sud.
Leggendo poi le opere: Canti del Petrace e La terra degli aranci e degli ulivi, si coglie il grande amore che il poeta nutriva per la sua città.
Parlava del Petrace, della Marina, il Piano delle Fosse, i Tre Canali; evocava l’antica vegetazione di contrada Lamia ormai inesistente.
Si soffermava sulla storia, evocando due donne : Costanza Granata e Donna Canfora. La prima violentata dai pirati saraceni, la seconda rapita su commissione di un sultano.
Altre opere, sempre sulla Calabria sono: La costa Tirrenica e La terra del Metauro.
Un’altra opera dal titolo: Piano delle Fosse alla Marina, riportava sul filo della memoria personaggi illustri e celebra l’eternità della poesia.
Nella silloge Violenti e Violentati, Orso ha fatto la disamina dei mali che rovinano la società.
Vi sono delle poesie intense che denunciano le morti violente di vittime innocenti della lupara.
Nell’opera dal titolo,Risacca, bellissima è l’immagine delle donne del popolo che andavano a lavare i panni al torrente.
Nell’opera dal titolo,..e cantarono a sera gli usignoli, il professore elevava un inno alla natura, al paese natio,all’armonia cosmica, al sacrario degli affetti.
In alcuni suggestivi versi di quest’opera, gli alberi, i fiori, simboleggiano un particolare stato d’animo collegato al fluire del tempo.
Nell’opera, Il Vizzarro, vita di un bandito calabrese, ha ricostruito la storia di Francesco Moscato il Vizzarro, appunto, e di Felicia De Sanctis, la nobildonna che si lega a lui e ne condivide la clandestinità con tutti i disagi ad essa collegate, indagando anche sul sentimento d’amore.
Un’opera, invece, che non rientra nella tematica calabrese è quella dal titolo Guerra del Golfo, dove il suo nobile animo di poeta deplorava la guerra che semina la morte e nega la libertà. Ai popoli.
Ha composto due epicedi in memoria di : Antonio Barone e Gigi Ioculano e un poemetto intenso dal titolo : “Le ultime ore di Giacomo Leopardi “.
Nel sedicesimo anniversario della morte della madre, ha pubblicato una silloge ; ivi commemora la nobile figura, con versi dolcissimi e delicati.
“ Quando muore una madre,/ il suo cuore rimane vivo/ e continua a dare sempre,/ sempre,/ amorosa in silenzio”.
Vasta è stata anche la produzione di opere religiose, di cui la prima mistica è la trilogia” Maria di Magdala,”
“ il Poverello d’Assisi, “ “Gesù di Nazaret”, che inneggiano alla vita, ai miracoli, alle sofferenze, tutto cadenzato da un linguaggio scorrevole.
Un ‘altra opera sempre di carattere religioso è” San Bruno, il Beato Lamino, La Certosa”, opera importantissima sul piano agiografico e storico. Ricordiamo inoltre: Giovanni XXIII, Padre Pio, Bernardetta , La Madonna di Tindari, Pompei e Sulla via della Croce.
Si leggono tutti come romanzi in versi in cui scorre una vena romantica e un mistico religioso che tocca il cuore.
Ricca è anche la produzione umanistica
In un primo momento, Orso ha tradotto in vernacolo calabrese 55 favole di Fedro, in endecasillabi sciolti, tra le più significative. In seguito ha pubblicato Tutto Fedro, una rielaborazione in vernacolo calabrese in endecasillabi sciolti, con testo latino a fronte.
La sua conoscenza della lingua latina si evince, comunque, dalle opere: Sepulcrum Joannis Pascoli, Ultimi Tibulli Dies, Asterie, inseriti nel volume Trilogia Alessiana.
Molto vasta è anche la produzione delle opere in prosa, che spaziano dalla narrativa al saggio letterario e storico. Come narrativa abbiamo : Sotto il sole del Sud e Nel giardino della vita. Il primo è un romanzo che narra l’amore tra due giovani, una ragazza settentrionale e un ragazzo calabrese e ha come sfondo la costa tirrenica, precisamente le sue bellezze. Invece nell’altra opera in prosa, Nel giardino della vita, sono inseriti alcuni racconti improntati sulla realtà sociale calabrese.
Come saggi letterari abbiamo le monografie di Vincenzo Gentile, Cosimo Allera, Giuseppe Lomoro, Elisa Macri, e inoltre, Poeti e prosatori della Piana di Gioia Tauro, quest’ultimo scritto insieme ad altri due autori. Come opera storica importante, quella dal titolo: Gioia Tauro, ieri e oggi. Qui ripercorre l’iter storico di Gioia Tauro attraverso i secoli, fino alla seconda guerra mondiale. Il professore, con dovizia di particolari, descrive le chiese, le strutture sanitarie, le ferrovie e gli uomini illustri e lo fa con un metodo semplice e lineare, accessibile a tutti.
A mio parere, tutta la bellezza, la dolcezza e la grandiosità di Antonio Orso si evince dalle sue opere mitologiche.
Ha pubblicato: Anfitrite ninfa marina, Galatea, Amore e Psiche, Narciso ed Eco, Orfeo ed Euridice, Gli amori di Zeus, Favole mitologiche dell’antica Grecia, Filemone e Bauci, Venere, Elena di Troia e Gli Amori del Dio Pan.
questi poemetti significa riscoprire il gusto del bene e del bello, si viene a contatto con la magia di un mondo ormai lontano che però vive ancora dentro di noi. Un mondo a cui tutti dovremmo guardare per essere migliori. Leggendoli, ci si rende conto che il futuro è nel passato, al quale, si è indissolubilmente legati.
Nell’opera “ More di gelso”,ricordava dolcemente il proprio vissuto.
Come lui stesso diceva: “ I ricordi sono come le onde del mare che, prima o dopo, restituisce tutto, sempre, anche quelli che credevamo perduti, e in ogni ora del giorno e della notte”.
In questi ultimi anni della sua vita, Orso, nonostante le precarie condizioni di salute ha continuato a scrivere. Amava spesso dire:”Ho ancora tanto da scrivere”.
Mi auguro che la città di Gioia Tauro, non dimentichi questo suo grande figlio, spero che chi andrà a governare la città, voglia subito intraprendere l’iter per intitolare una via o una piazza all’usignolo del Petrace, dall’animo nobile e delicato che nessuno dovrà mai dimenticare.
Caterina Sorbara