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Il Governo fermi la speculazione sui Superbonus per evitare una pesante emorragia occupazionale

Il Governo produce l’ennesimo restyling del Superbonus, mentre cresce
una forte speculazione sulla cessione crediti e la domanda nasce
spontanea: quale sarà il destino del 110?
In questo quadro, il destino del Superbonus 110 è incerto, ma di sicuro
la misura non è nata sotto una buona stella per via della sequela di
aggiustamenti normativi che hanno causato inerzie e dubbi applicativi.
Il patrimonio edilizio italiano, però, è obsoleto. Il 72% degli edifici
ha più di 40 anni, non è sismicamente adeguato ed ha un basso tasso di
rinnovamento (0.85% all’anno). Circa il 60 % delle abitazioni si trova
in classe energetica G o F. Le abitazioni generano il 45% dei consumi
energetici ed il 18% delle emissioni di Co2.
Per questi motivi, riteniamo che il Superbonus 110 debba essere una
delle priorità dell’azione di Governo.
In un momento così difficile, per congiuntura europea e quella
nazionale, reso ancora più difficile da affrontare a causa della crisi
energetica incombente, appare importante che misure come il Superbonus,
capaci di generare benefici da tutti i punti di vista e a tutto il
sistema economico, trovino il massimo sostegno, senza alcun
tentennamento.
Ha dell’assurdo il fatto che una misura nata per migliorare la resa
energetica degli edifici nel nostro Paese e per rilanciare il settore
edile sia, ad oggi, diventata un suicidio per migliaia di imprenditori
la cui unica colpa è stata quella di fidarsi dello Stato.
Imprese che hanno avviato lavori, hanno preso commesse, hanno fatto
assunzioni, hanno acquistato materie prime, fidandosi dello Stato che,
ad un certo punto, decide di ribaltare tutto.
Può definirsi civile un Paese che truffa gli imprenditori? Soprattutto
le piccole e medie imprese del settore? E che mette a rischio il futuro
di lavoratrici e lavoratori, che mette a repentaglio la tenuta economica
delle fasce più deboli della nostra Nazione?
Tutta questa ingombrante evoluzione normativa dei bonus edilizi è molto
più complessa di come la continuano a dipingere i nostri politici. Un
provvedimento cardine come quello dei bonus, infatti, si sta velocemente
tramutando in un gigantesco flop a danno dell’economia e del settore
edilizio e, conseguentemente, in truffa legalizzata a danno degli onesti
ovvero di tutta la parte sana dell’economia del settore.
Che lo stato Italiano non sia stato in grado di normare adeguatamente,
sin dall’origine, i Bonus edilizi oramai è sotto gli occhi di tutti.
Quello Stato che poi, per non smentirsi nelle sue infinite incapacità,
ha scorrettamente modificato in corsa le regole del gioco. Un gioco reso
ancora più difficile, complicato e rischioso dal blocco della cessione
dei crediti. Una scelta, quest’ultima, che crea grande incertezza tra i
beneficiari e le imprese, nonché presuppone il rischio certo su
possibili fallimenti.
Il blocco dell’acquisto dei crediti da parte di Cdp, Poste e di tutte le
partecipate, sta creando non poca confusione e rischia, seriamente, di
proiettare riflessi assai negativi sulle maestranze impiegate nel
settore edile.
Per questo lo Stato deve procedere, con celerità, allo sblocco
dell’acquisto dei crediti da parte di Cassa depositi e prestiti e di
Poste, non solo per dare un segnale di fiducia, per rimettere in moto
il mercato, per non frenare improvvisamente la necessaria
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio ma, soprattutto, per
evitare il doloroso crac di uno dei settori trainanti dell’economia
nazionale che lascerebbe sul terreno un numero inaccettabile di nuovi
disoccupati.

Maria Elena Senese
Segretario generale
FenealUil Calabria