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Tragedia del Raganello, Tansi: Per chi ha vissuto quel giorno, un dolore e una rabbia che si rinnovano

Tre anni fa, il 20 agosto 2019, dieci persone hanno perso la vita a causa di un innalzamento repentino del fiume Raganello nei pressi di Civita, uno dei borghi più belli e attrattivi della nostra regione. Una tragedia che poteva essere evitata ma che ancora oggi, a tre anni da quel maledetto giorno, potrebbe verificarsi nuovamente, ovunque sul nostro territorio, perché non si riconosce ancora l’importanza della prevenzione per garantire una corretta politica della sicurezza idrogeologica del territorio.

All’epoca del tragico evento ero quasi alla fine del mio mandato triennale di direttore della Protezione Civile regionale.

Quando mi insediai a dirigere quest’importante struttura, la maggior parte dei calabresi ne ignoravano completamente l’esistenza.

In breve tempo, mettendo in campo impegno h24 e passione, abbiamo costruito una squadra di qualitá. Coinvolgendo e motivando il personale tecnico, i volontari le amministrazioni locali e lo Stato abbiamo ottenuto risultati concreti. Da fanalino di coda, realizzando e proponendo procedure di intervento in emergenza, metodologie di lavoro, standard organizzativi, abbiamo costruito un sistema regionale avanzato di protezione civile, apprezzato e acquisito dalla protezione civile nazionale che lo ha offerto come modello di riferimento per altre regioni italiane.

Prima che fossi “scacciato” dalla Prociv dai politicanti di allora, i numeri che ho lasciato parlano chiaro: in Calabria i Comuni dotati di piani di protezione civile sono passati dal 54% al 93%. E a tutto questo si aggiunge anche l’informatizzazione non solo di questi piani, ma anche dei servizi e delle comunicazioni in tempo reale e il coinvolgimento dei sindaci e dei cittadini nel sistema di protezione civile.

Un risultato necessario ma che va mantenuto continuando il lavoro avviato con mezzi, fondi e professionalità, perché la nostra terra presenta criticità estreme, che si traducono in emergenze sismiche, idrogeologiche e dovute agli incendi, che in questo giorni, come vediamo, stanno devastando il nostro territorio.

È giusto ricordare quei tragici giorni per essere consapevoli che tutto ciò potrebbe accadere nuovamente. Evitarlo è dovere della politica che deve agire non solo ottimizzare la gestione dell’emergenza, così come è stato fatto per la protezione civile, ma soprattutto fare attività di prevenzione mettendo in sicurezza idrogeologica il territorio mediante la pulizia degli alvei dei fiumi e la stabilizzazione dei versanti in frana.

La cronaca di questi giorni che ci parla della devastazione causata degli incendi, deve riportare alle proprie responsabilità chi doveva fare opera di prevenzione e non lo ha fatto. Incendi che, cancellando la copertura vegetale che contrasta l’azione erosiva dell’acqua, esporranno vaste aree di territorio a frane e alluvioni con l’arrivo delle prime piogge autunnali.

La scelta, ancora una volta, spetta ai calabresi se vogliono sbarazzarsi di chi ha letteralmente violentato la nostra terra ed è ancora seduto sulle stesse poltrone, con la stessa faccia di sempre, a rubare il nostro futuro.
Lo dobbiamo anche ai morti di Civita.

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