Gioia Tauro, presentato La Maligredi di Gioacchino Criaco

La Maligredi di Gioacchino Criaco , è un romanzo, dove l’ autore, dopo il grande successo editoriale cinematografico di “Anime Nere”,narra ancora una volta la sua terra: la Calabria.
Ambientato nella seconda metà del secolo scorso nel suo paese natale, Africo, un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria,diviso in due porzioni:Africo Vecchio e Africo Nuovo.
Criaco,partendo da uno spaccato sociale, reale, ha sviluppato un romanzo duro, forte, che narra, di un background dalla mentalità arcaica, con una economia di stampo medievale, di povertà, di ignoranza, di tradizioni, di Santi Protettori, processioni, miracoli e feste locali, di “rispetto” ,di “dritti” e di “malandrini”.
Racconta di un popolo ingenuo, credulone ed innocente; di una comunità che condivide gioie e dolori, bisogni, necessità, tragedie; nelle “rughe” dove ci si conosce tutti e dove non è necessario chiudere la porta di casa perché il dolore o la gioia di uno diventano dolore e gioia di tutti;dove si cresce con i “cunti” delle persone anziane, analfabete, ma degne di una cultura orale tramandata da sempre di generazione in generazione e il cui valore è inestimabile.
Narra di emigrazione, di valigie pronte per la Germania, meta di pellegrinaggio, in cerca di un futuro migliore.
La Maligredi è una specie di maledizione, che in un modo o nell’altro, complice lo Stato, impedisce l’evolversi di un popolo che non si è mai sottratto alla lotta.
Ed è proprio la rivoluzione il cuore pulsante di tutto il romanzo.
La ventata di aria nuova, di idee innovative, arriva da Papula, personaggio realmente esistito, Rocco Palamara, che figlio di fornai emigrati in Germania, torna nel suo paese e non lo riconosce.
Infatti,dopo l’alluvione del 1951 infatti, la gente di Africo, dai piedi dell’Aspromonte viene sradicata e reimpiantata sulla costa jonica calabrese, creando una sorta di moderno campo profughi dove il mare e il vento, il libeccio, promettevano l’inizio di una vita migliore. “…dove il Libeccio portava la vita che strappava alla Libia…”
Ci sono poi tre ragazzi, Nicola, Filippo e Antonio, che vivono le loro avventure adolescenziali marinando la scuola e avvicinandosi pian piano, e forse anche inconsapevolmente, alla criminalità.
Un romanzo ricco di persone che restano nella mente e nel cuore; un romanzo che parla di donne, di mogli e madri quali colonne portanti delle famiglie, che lottano affinché le cose possano cambiare. Donne che insieme ai figli e per i figli danno vita alla rivoluzione per i propri diritti, contro lo sfruttamento, gli “gnuri” della terra e contro lo Stato che sta dalla parte dei malandrini. “Il potere stava al potere perché ragionava; capì che non poteva lasciarci liberi di portare la nostra guerra ovunque, invertì gli elementi e ci creò la guerra in casa. E lo fece nel modo solito,ci aizzò contro i malandrini locali…” “…La rivoluzione è cambiare tutto quello che non ci piace, fare le cose che non possiamo fare, avere diritti senza passare da un compare. La rivoluzione non è prendere le mazzate dai carabinieri solo perché così gira al maresciallo…”
Il sogno di cambiare un paese, e tutto il sud, attraverso il racconto della rivoluzione aspromontana del 1968, dove le donne hanno avuto un ruolo fondamentale eroine dimenticate di un passato complicato, dove la”sopravvivenza” è stata un braccio di ferro tra Legge e Stato in senso lato, e una popolazione che ha lottato con tutte le sue forze per superare l’ostacolo della povertà e del pregiudizio.
Tante le figure e i luoghi che popolano il libro, che non riesci a dimenticare, come per esempio non solo Papula e i tre ragazzi ma anche Don Santoro, Cata a papa, l’ex maresciallo Giannino.
Il romanzo di Criaco è stato presentato ieri sera, a Gioia Tauro, dal Lab Donne della città, nell’incantevole location di Palazzo Baldari, nell’ambito del “Maggio dei libri”.
L’evento si è aperto con i saluti di Milena Priolo che, dopo aver ringraziato la Commissione Straordinaria che attualmente governa la città del porto, per il patrocinio; si è soffermata sull’importanza della lettura che, come diceva Marcel Proust, ci insegna ad accrescere il valore della vita.
Subito dopo lo scrittore Mimmo Gangemi, ha tracciato una nota biografica dell’autore.
A seguire, ha dialogato con l’autore la prof.ssa Saveria Lollio, mentre Enza Versace ha letto alcune pagine del libro.
Un evento importante all’insegna della cultura, una bellissima pagina per Gioia Tauro.
Caterina Sorbara