Riprogettare lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro

Assenza di programmazione e di visione d’insieme. Ecco cosa è mancato al porto di Gioia Tauro che da poco ha tagliato il traguardo dei venti anni di attività e che si appresta nella migliore delle ipotesi ad un ridimensionamento radicale dal punto di vista occupazionale. In questi anni, purtroppo, il ruolo propulsivo dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro che istituzionalmente ha il compito di valorizzare le potenzialità del porto e del suo immenso retroporto si è concretizzato esclusivamente in passerelle internazionali di dubbio spessore senza esercitare compiutamente operazioni di marketing e promozione mirata allo sviluppo del nostro porto. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ormai Medcenter Container Terminal, la società che gestisce lo scalo container, si avvia verso il sesto anno consecutivo di utilizzo di ammortizzatori sociali e tutte le società che gravitano intorno ad essa versano in situazioni gravissime dal punto di vista occupazionale con ricorsi massici a Cassa Integrazione e Contratti di solidarietà. Come anche il terminal auto gestito dalla Blg Auto Terminal Gioia Tauro Spa che a causa della miopia che sino ad ora ha guidato lo sviluppo del porto rischia seriamente di chiudere i battenti. Un immobilismo che continua in maniera preoccupante e la dimostrazione palese è data anche dalla mancata convocazione di un Comitato Portuale Straordinario richiesto formalmente dai rappresentanti dei lavoratori il 04 febbraio scorso per affrontare nel merito tutte le problematiche connesse al rilancio del porto. Non a caso i punti di discussione sollecitati riguardano la “Verifica del Piano Industriale ed il conseguente impegno dei terminalisti in ordine all’acquisizione di nuovi traffici per garantire l’attuale livello occupazionale e al fine della saturazione delle aree portuali” e la “Verifica utilizzo in termini di produttività e occupazione effettiva dei piazzali e delle  banchine portuali ai fini di una possibile revisione delle concessioni in essere il cui scopo finale è  quello di ottimizzarne l’uso e creare le condizioni per eventuali nuovi operatori che ne dovessero fare richiesta”.

Non è possibile prescindere dall’analisi delle potenzialità dello scalo in termini di spazi a disposizione se si vuole costruire un percorso teso a valorizzare  lo scalo gioiese. A cominciare dalla collocazione fisica del realizzando Bacino di carenaggio il cui posizionamento va valutato attentamente per non mettere a rischio il futuro sviluppo dello scalo. Appare quanto meno inopportuno, infatti, l’idea di utilizzare un chilometro di banchina alti fondali della zona nord dello scalo quando tutta la banchina di ponente è disponibile previo dragaggio dei fondali. Questo significherebbe precludere ad eventuali nuovi operatori  ogni possibilità di valutazione dello scalo gioiese in caso di promozione dello scalo a livello internazionale.

A tal fine è imprescindibile un confronto di merito sui tavoli istituzionali già attivati come quello del Comitato Portuale i cui componenti hanno legittimamente il diritto ed il dovere di pronunciarsi sulle strategie di rilancio del porto di Gioia Tauro. Pertanto, il primo passo da fare è che il Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, si attivi per la convocazione di un Comitato Portuale Straordinario sui temi su evidenziati e che si cominci a lavorare tutti insieme per costruire una diversificazione del porto che crei vero sviluppo ed occupazione stabile. I lavoratori e le Organizzazioni Sindacali non emuleranno l’immobilismo delle istituzioni, non staranno a guardare mentre il porto si spegne. Metteremo in campo ogni forma di mobilitazione necessaria per chiamare tutti gli enti alle proprie responsabilità verso un territorio che ha enormi potenzialità di sviluppo tarpate, purtroppo, da amministratori politicamente incapaci di indirizzare adeguatamente le inclinazioni dello scalo gioiese.