Gioia Tauro, XVI sessione Sinodo Diocesano

Si è svolta Venerdì  11 marzo  a Gioia Tauro nelle aule sinodali della Parrocchia San Gaetano Catanoso  la XVI Sessione del Sinodo Diocesano in cui sono state votate le Proposizioni 101-126 su laici, famiglia e giovani.
Dopo i lavori della sessione , Mons. Francesco Milito, vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi, ha sottolineato l’importanza delle audizioni esterne programmate su cinque parole chiave, corrispondenti a situazioni problematiche del  territorio pianigiano e subito dopo ha presentato   il relatore del giorno, Mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Ionio, Delegato CEC per la pastorale sanitaria e giovanile, Membro della Commissione CEI per il servizio della carità e la salute e Membro della Presidenza della Caritas.
Mons. Savino ha relazionato sul tema Sanità ed ha iniziato affermando:
“ Nel parlare di Sanità mi metto subito dalla parte degli ultimi, degli ammalati e vi dico subito che in Calabria il diritto alla salute non c’è più. Negare la Sanità è negare Cristo”.
Continuando Mons. Savino ha aggiunto: ”La Chiesa calabrese deve, per amore del suo popolo, fare una scelta profetica, deve osare. Dobbiamo osare l’aurora in questo tempo notturno che stiamo vivendo.
Il debito della sanità calabrese è enorme, noi dobbiamo insorgere e risorgere, dobbiamo chiedere alla politica  di restare i fuori dalla gestione della Sanità, perché la politica non tiene conto dei bisogni e della risposta che bisogna dare a tali bisogni”.
Mons. Savino, si è poi soffermato sulla medicina domiciliare che in Calabria non c’è, la medicina di comunità, l’organizzazione degli ospedali in base alla distribuzione del territorio, il rapporto tra queste strutture e i comparti socio- sanitari, come per esempio il problema dell’autismo, i disturbi alimentari, il problema delle cure palliative hospice, tema di grande importanza umana e morale e  il rapporto tra sanità pubblica e sanità privata.
Di fronte a tali problemi Mons. Savino ha affermato: “La Chiesa non può tacere,  deve denunciare, perché la denuncia è un annuncio di salvezza, sono in gioco i diritti dei cittadini calabresi. Una Chiesa sinodale deve porsi in ascolto del grido sanitario della Calabria, soprattutto del grido dei più poveri che, in questo campo, pagano il prezzo più alto”.
Infine mons. Savino ha tracciato un breve profilo del direttore diocesano di pastorale sanitaria e ha concluso dicendo: ”L’auspicio è quello di promuovere una cultura della sofferenza che non sia una mera liturgia consolatoria ma un compendio di gratuità, cura e condivisione, un volto della normalità che non ghettizzi ma includa, segno e strumento dell’abbandono totale, tra le braccia di Dio”.
Caterina Sorbara