E’ stata presentata a Pizzo Calabro l’opera “Odi d’Amore” di Nando Scarmozzino

A Pizzo Calabro nell’incantevole location della terrazza del Castello Murat le emozioni sono state le protagoniste, sposandosi meravigliosamente con lo sfondo azzurro del manto marino da un lato, con i colori cangianti della piazza che quasi si appoggia all’antico maniero, sotto lo sguardo incipiente delle stelle all’incedere del tramonto.
E’ accaduto perché la poesia, arte divina, arriva, quando è magicamente calata nel reale. Se, poi, la musica accompagnatrice sospende in un’atmosfera quasi surreale, ecco che si crea una meravigliosa e indimenticabile serata.
Tutto questo grazie alla presentazione del libro “Odi d’Amore” di Nando Scarmozzino, giornalista, scrittore e poeta, sempre più presente nel panorama letterario provinciale e non solo, magistralmente presentato dalla nota scrittrice Maria Concetta Preta ,in arte Titti, che ha anche curato la prefazione dell’opera.
L’ evento ha goduto del patrocinio gratuito concesso dal Comune di Pizzo Calabro e dell’ impegno dell’ Assessore Gennaro Muratore.
“Non ci pare emergere l’autobiografismo ad effetto – ha enunciato la scrittrice vibonese -.Senza pedanterie e sentimentalismi, l’Autore Nando Scarmozzino ha avuto, con saggezza misurata, la giusta intuizione di trasfigurare il contesto di appartenenza e di creare i petali di un unico fiore: la propria terra, restituita nel suo paesaggio fisico e umano”.
La Preta ha anche declamato alcune delle Odi dedicate da Scarmozzino a ciascuno dei cinquanta Comuni della Provincia di Vibo Valentia. Non l’ha fatto ad una “sola voce”. Infatti, con invidiabile maestria al pianoforte Stefano Condoleo, appena tredicenne, quattro primi premi assoluti già vinti (uno dei quali a Siderno) ha incantato la platea con le note, che hanno fatto da sottofondo, de “I giorni” di Einaudi. Non solo, per il talentuoso giovanissimo pianista è scattata la “standing ovation” quando ha “regalato” “Per Elisa” di Beethoven e “Walzer” di Schopin.
Dal canto suo l’Autore, Nando Scarmozzino, ha ribadito che la silloge poetica, ultima in ordine di tempo, è stata ispirata dalla necessità di richiamare l’attenzione sul senso di appartenenza: “Un sentimento, che come tale – ha tra l’altro ricordato – deve essere condiviso in maniera che ognuno di noi dia sempre più amore, impegno, collaborazione, finalizzandoli a migliorare i nostri paesi, cui ci lega un secondo cordone ombelicale”