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Grande successo alla presentazione del libro di Giusy Versace a cura di Domenico Giannetta ieri sera in piazza Camagna a Reggio Calabria

L’atleta reggina, con un medagliere di 11 medaglie e record internazionali, prima in assoluto a correre in pista con due gambe amputate, ha ripercorso la sua vita in un dialogo emozionante e coinvolgente con Domenico Giannetta. Il consigliere regionale ha voluto dedicare la serata a Vincenza Petrilli e Anna Barbaro, le atlete reggine che hanno conquistato l’argento alle Olimpiadi in corso a Tokyo.

“Sono molto felice di presentare i miei libri a Reggio Calabria, la mia città, insieme al mio amico Mimmo Giannetta che – dice Giusy Versace – come me, è un combattente che sa affrontare le sfide con passione e coraggio e che si dedica agli altri con una dedizione e una generosità straordinarie. E sono felice che mi abbia dato l’occasione di parlare di disabilità – continua – attraverso la mia testimonianza, perché le battaglie che dobbiamo vincere sono ancora tante e soprattutto culturali”.

“Con Giusy condividiamo lo spirito che anima il nostro impegno per la cura delle persone – risponde Giannetta – perché conosciamo il senso di profondo sconforto e solitudine di chi deve affrontare le ingiustizie della vita. Le nostre battaglie nascono dal desiderio di riscattare queste storie. Ma dobbiamo impegnarci tanto anche per superare quei limiti mentali e culturali che aggravano le condizioni di chi soffre”.

“La disabilità – aggiunge Giusy Versace – è negli occhi di chi guarda e fin quando non si superano questi ostacoli culturali continueremo a costruire barriere e solitudini. Nel mio libro racconto questo episodio: Ad un anno dall’incidente in cui ho perso le gambe, sulla spiaggia di Scilla ho visto una mamma chiudere gli occhi a una bambina che guardava le mie protesi. Forse per proteggerla. Ma, mi sono chiesta, proteggerla da cosa? Perché i bambini non devono vedere la disabilità?

La verità è che dovremmo farci educare noi dai bambini – racconta Giusy Versace – e che siamo noi adulti a creare ostacoli culturali all’inclusione. In questo processo di rieducazione alla disabilità lo sport ha un valore di riscatto enorme. Ecco perché le storie degli atleti meritano di essere raccontante, perché dietro a una medaglia ci sono storie di sacrifici, di sudore, di allenamento, di dedizione costante. I risultati non arrivano da soli – sottolinea – ci vuole mente e cuore.

Nei miei libri cerco di infondere il coraggio di superare gli ostacoli, di andare oltre. Di accogliere le sfide della vita e metterci passione. Perché la vita è difficilissima a volte – dice ancora Giusy Versace – ma straordinariamente bella e va vissuta fino in fondo. Oggi, i bambini sulla spiaggia che guardano le mie gambette, si avvicinano e mi dicono “tu sei l’atleta, sei la ballerina” e questo messaggio che passa attraverso i bambini ha una potenza straordinaria”.