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Ned: Incontro convenzione di Istanbul, un ponte tra tecnici e politici per difendere la convenzione

Un ponte ideale tra tecnici e politici, tra chi opera direttamente nella gestione delle iniziative e studi sulla violenza e chi se ne fa portavoce nelle strutture istituzionali cercando di tradurli in legge.
Questa la costruzione di un incontro, quello di ieri 11 maggio, sulle piattaforme social di NED, il think tank europeista, sullo stato di attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, che fu aperta alla firma l’11 maggio del 2011.
Una giornata per celebrare l’avvio di una Carta rivoluzionaria ma che ancora dobbiamo comprendere come è stata recepita concretamente dagli Stati che l’hanno ratificata.
Il punto di vista dei tecnici.
Si parte da un punto fermo, rammentato da Simona Lanzoni, seconda vicepresidente del Grevio, il gruppo di esperti indipendente per il monitoraggio della Convenzione, “è il primo documento internazionale che definisce cosa è la violenza sessuale, quella psicologica, cos’è la mutilazione mutilazione genitale o l’aborto e il matrimonio forzati; fa una panoramica precisa e delinea il profilo della violenza assistita. La Convenzione è uno spartiacque perché invita gli Stati a prendersi le proprie responsabilità verso i propri cittadini”. Insomma, Lanzoni spiega come la Convenzione abbia posto le basi per i Paesi pe rla trasformazione giuridica degli istituti legati alla violenza nelle sue diverse forme, facendo in modo di cambiare la normativa, dando in mano ai Paesi uno strumento nuovo dal quale far partire nuovi percorsi di diritto.
E’ Maurizio Mosca, esperto di politiche di genere, a soffermarsi proprio sulla produzione normativa, “consolidata si ma che non trova poi riscontro nei dati. Aderire alla Convenzione ha una connotazione valoriale che non può essere però limitata alla sola adesione, aderire significa anche mettere in campo delle strategie che abbiano questo obiettivo: raggiungere la parità per rimuovere la violenza sulle donne, è un chiaro indirizzo politico”.
Se la politica è davvero chiamata in campo per cambiare le cose Pierantonio Panzeri, da ex europarlamentare, non si è tirato indietro, facendo il punto storico dell’accoglimento nelle istituzioni europee della stessa Carta. “La Convenzione”, ha ricordato, “ ha avuto un impatto reale quando è stata definita 10 anni fa, soprattutto su due aspetti, ha costretto molti paesi a introdurre standard legislativi e politici nel diritto nazionale e ha sensibilizzato le vittime e la società in generale. Ha inoltre aperto una grande riflessione, devo dire ancora aperta in Europa, il parlamento europeo infatti ha approvato poco tempo fa una risoluzione a sostegno della Convenzione nella quale non solo ha condannato la campagna contro la Convenzione ma ha richiesto alla Commissione europea di aggiungere la lotta alla violenza di genere come priorità e ha invitato a presentare un atto giuridico, che sia in grado di affrontare tutte le forme di violenza di genere come anche la violenza informatica e online”
Un assist preso al volo da Valeria Valente, senatrice e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni violenza di genere che ha parlato della effettiva volontà di lottare per la parità di genere “lavoriamo affinché cresca e arrivi ad essere sufficiente, lavoriamo in rete, con il Grevio con i centri antiviolenza, reti di donne per arrivare ad una maggiore consapevolezza politica; ci sono ancora stereotipi e pregiudizi, in modo radicato, e comunque come ci ricorda la Convenzione la violenza maschile contro le donne è l’espressione e il risultato di una sperequazione del potere drammaticamente forte nella relazione tra gli uomini e le donne. Una dinamica relazionale cresciuta in un determinato contesto di tipo sociale, politico che è ancora profondamente ancorato ad elementi che pensiamo siano superati ma che nei fatti non lo sono. Dobbiamo innanzitutto leggere correttamente la violenza, facciamo ancora fatica a farlo. Un terreno sul quale chiedere di più anche alle nostre agenzie educative”. E’ sull’impianto di formazione dei cittadini che Valente ha spiegato che si sta muovendo la strategia politica, facendo riferimenti a buone prassi europee. E’ un fatto politico pubblico, questo ricorda a tutti la Convenzione, nuovi modelli di ricostruzione economica e sociale perché quelli esistenti sono costruiti a prevalente necessità maschile. Non è un mondo neutro, un mondo a misura di uomo. Le donne accedono grazie alle leggi ma di base accedono ad un mondo maschile.
E’ Isa Maggi a fornire informazioni circa i cambiamenti culturali “ma abbiamo bisogno di azioni precise, puntuali. Ora o mai più, abbiamo bisogna di arrivare alla concretezza delle azioni” elencando una serie di progetti che ora necessitano di essere portati a realizzazione.
Nel concludere l’incontro la presidente di NED, Luigia Caponi, ha raccolto gli stimoli sia politici che tecnici degli intervenuti, ricordando il valore delle parole, che secondo NED creano il mondo, non lo raccontano soltanto, e allo stesso modo possono distruggerlo. “A 10 anni dalla Convenzione a noi tocca ancora far sentire la nostra voce, perché un diritto che davamo per scontato è messo in dubbio. Quali sono queste parole così pericolose: Donna, violenza, protezione, diritti, dire di no, dire di si, parole rivoluzionarie ancora da difendere e sulle quali lavorare”

NED continua quindi ad operare iniziative di comunicazione, informazione e approfondimento sulle tematiche europee e sociali per diventare parte del cambiamento che in Italia come in Europa è necessario, soprattutto partendo dalle iniziative dei cittadini e delle organizzazioni che li rappresentano, in una costruzione sempre più democratica di partecipazione attiva alle politiche europee e nazionali.
12.05.2021 L’UFFICIO STAMPA