Trasporto pubblico calabrese, rilanciare l’ATAM

Se la condizione del trasporto pubblico calabrese appare grave, ancora più grave risulta quella dell’ATAM di Reggio Calabria. La principale azienda di trasporto pubblico urbano della regione rischia una brutta fine ed è ormai grande la preoccupazione per almeno quattro ordini di ragioni:

  • le tensioni vissute dai dipendenti su cui ricade purtroppo un senso di scoramento, di precarietà e di incertezza sul futuro;
  • i riflessi sulla comunità locale, in particolare fasce deboli di cittadinanza come studenti, anziani, poveri, che potrebbero ritrovarsi privati ingiustamente del diritto alla mobilità in autobus;
  • le ricadute negative sui bilanci pubblici in termini finanziari;
  • i riflessi nefasti sull’ambiente determinati da un forzato maggiore ricorso ai mezzi privati, ovvero un aumento dei fenomeni di congestione, inquinamento, rumore, incidentalità, consumi energetici.  

Ma qual è lo stato delle cose? E cosa si potrebbe realisticamente fare per uscire dalla palude?

ATAM è una delle realtà aziendali più importanti della città: 340 dipendenti, 160 autobus, 770 km di rete (520 in contesto urbano), circa 5 Milioni di km prodotti e 8 milioni di passeggeri trasportati in un anno. L’ATAM è stata trasformata in Società per Azioni nel 2001, ma di privato non ha nulla; infatti ha come socio unico il Comune di Reggio Calabria. Il capitale sociale, sottoscritto dal Comune, è pari a 4,5 Milioni di Euro. Nel triennio 2009-11 l’ATAM ha attivato un incremento significativo del servizio urbano a seguito di un provvedimento di riequilibrio delle percorrenze in ambito regionale, provvedendo anche ad un adeguamento di personale e di mezzi. A leggere i documenti disponibili sul sito web di ATAM, la sensazione che ne deriva è quella di un’azienda dinamica, con personale competente, attenta sia all’efficienza che all’efficacia dei servizi, alle esigenze della comunità e alle condizioni dei lavoratori. E fino a qualche tempo addietro la stessa azienda appariva come una delle più virtuose nel panorama meridionale.

Fra il 2012 e il 2013 affiorava aria di crisi; e questa estate la situazione è precipitata. Un fulmine a ciel sereno? E’ emerso che l’ATAM è gravata da debiti per circa 30 milioni di euro. Vanta crediti dalla Regione per circa 12 milioni, ma il deficit di 18 milioni di euro appare come una voragine. Possibile che in tutti gli anni precedenti, compresi quelli della “crescita” nessuno si sia accorto di nulla? Se siamo giunti sull’orlo del baratro di certo lo dobbiamo anche ad amministratori comunali e regionali “disattenti” per non dire dilettanti. I cittadini hanno il diritto di sapere come si sia giunti alla determinazione della voragine; si parla genericamente di debiti pregressi accumulati; invece occorre siano chiarite le responsabilità di questi amministratori: essi e i loro partiti non meritano di essere premiati, perché hanno fallito.

A fine giugno la sezione fallimentare del Tribunale di Reggio ha deliberato sulla domanda di concordato in bianco presentata da ATAM; la trattazione dell’istanza di fallimento è stata rinviata al 23 ottobre. Sarebbe opportuna una proroga di altri 2 mesi per permettere almeno un tentativo di salvataggio al nuovo Sindaco. Occorre poter attivare un percorso virtuoso e di rilancio dell’azienda, ma la transizione non sarà un colpo di spugna. Alla necessaria verifica di come si sia giunti a questo stato di cose e alla individuazione delle responsabilità, dovrà far seguito un piano di risanamento credibile e sostenibile, rimuovendo alla base le distorsioni gestionali e contabili; qualunque piano di ottimizzazione sarebbe privo di senso in mancanza di una chiara iniziativa volta a scongiurare il ripetersi di situazioni similari nel prossimo futuro.

Secondo alcune correnti di pensiero, la soluzione migliore per l’ATAM sarebbe dichiarane il fallimento e far nascere una nuova azienda. Percorso apparentemente più facile, ma non privo di contraccolpi e di rischi per la comunità reggina. Noi pensiamo che occorra lavorare in sinergia e unità su diversi piani complementari per salvare l’azienda e rilanciarla:

  • occorre aprire immediatamente un tavolo di confronto istituzionale, che veda coinvolti Comune, Provincia e Regione, per chiedere un congelamento della situazione e la definizione di un percorso di graduale ristrutturazione e cancellazione del debito; di questa iniziativa dovrebbe farsi promotore il nuovo Sindaco sin dai primi giorni del suo insediamento a Palazzo S.Giorgio; allo stesso tavolo le amministrazioni locali dovrebbero chiamare i Ministeri dei Trasporti e dell’Economia per avviare un percorso virtuoso di risanamento, attraverso un Accordo di Programma specifico che preveda fra l’altro la stabilizzazione dei trasferimenti pubblici di risorse finanziarie. La componente politica dovrebbe essere affiancata da un tavolo tecnico di alto profilo e affrontare anche le problematiche del trasporto pubblico locale (servizi ferroviari, collegamenti con l’aeroporto, servizi marittimi sullo Stretto); ai sindacati dovrà essere consentito di poter svolgere un’azione di costante monitoraggio degli eventi e dei progressi;
  • nel periodo transitorio occorre procedere alla ricapitalizzazione parziale da parte del Comune e al trasferimento immediato dei fondi dovuti da parte della Regione, per abbattere il debito almeno del 50%. Occorre inoltre assegnare all’ATAM lo status di azienda speciale a totale controllo pubblico; l’assetto di SpA di stampo neo-liberista ha portato, e non solo a Reggio, solo rovina;
  • il rientro della parte rimanente del debito potrebbe essere perseguito in parte attraverso un contributo economico a termine dei dipendenti dell’azienda (in proporzione equilibrata), ma in parte sostanziale anche attraverso un contributo d’impresa; in questo caso proponiamo a Confindustria, Camera di Commercio ed associazioni di categoria di apportare un contributo, in analogia ad esperienze come quella francese, attraverso sovvenzioni a favore del trasporto pubblico; ai Presidente dei due enti, uno peraltro è anche candidato a Sindaco, chiediamo di rendere concreta la sensibilità che hanno sempre manifestato sul tema;
  • attuazione di un piano industriale quinquennale serio che porti alla “revisione” straordinaria dell’azienda e al graduale ritorno a regime su adeguati standard di efficienza ed efficacia dei servizi; si dovrà puntare a razionalizzare e migliorare le prestazioni aziendali, attingendo anche a professionalità manageriali di elevato spessore, per concorso pubblico;
  • la elaborazione ed attuazione del Piano Urbano del Traffico (PUT), del Piano Urbano della Mobilità (PUM) – mai attivati per irresponsabilità della destra di governo – e di un piano integrato di trasporti pubblici. Reggio è fuorilegge: tali strumenti previsti dal legislatore non sono mai stati deliberati.

La Città non ha bisogno di politici telegenici, necessita più che mai di una classe dirigente autorevole: uomini di governo capaci, competenti, appassionati, disinteressati. Chi ha governato la città in questi anni deve lasciare il campo definitivamente. Noi lavoriamo, insieme, per questo.

Reggio Cal., 13.10.2014

 

Domenico Gattuso (candidato Presidente della Regione Calabria con la lista “L’Altra Calabria”)

Stefano Morabito (candidato a Sindaco al Comune di Reggio C. con la lista “Per un’Altra Reggio”)