Gioia Tauro, mozione di sfiducia nei confronti del sindaco

     Al Presidente

                                                                           del Consiglio Comunale                                                                              di Gioia Tauro

                                                                           rag. Bagalà Santo

                                                                      

                                                                           Al Segretario Comunale

                                                                           del Comune di Gioia Tauro

                                                                           dott.ssa Caterina Romanò

 

                                                                           Al Sindaco

                                                                           del Comune di

                                                                           Gioia Tauro

 

                                                                           A S.E. il Prefetto di

                                                                           Reggio Calabria

 

                                                                          

oggetto: mozione sfiducia del Sindaco del Comune di Gioia Tauro ai sensi e per gli effetti dell’art. 52 del d.lgs. 18/08/2000 n. 267

 

            I sottoscritti consiglieri comunali nella persona di Salvatore Alessandro Cavallaro, Anna Tomaselli, Gessica Raco, Guerrisi Cristian, Bellofiore Renato, Schiavone Rosario, Aldo Alessio, Francesca Altomonte e Zappalà Giuseppe

PREMETTONO

– in data 31 maggio 2015 si sono tenute le elezioni amministrative nel Comune di Gioia Tauro per il rinnovo del consiglio comunale e l’elezione del nuovo sindaco, con ballottaggio svoltosi il successivo giugno;

– all’esito delle consultazioni elettorali è stato eletto come nuovo sindaco della città Giuseppe Pedà ed i seguenti consiglieri di maggioranza: Salvatore Ranieri,  Anna Maria Tomaselli e Salvatore Alessandro Cavallaro con Forza Italia, Giuseppe Cammareri, Gessica Raco e Roberta Guinicelli con la Lista civica Pro Quartieri, Cristian Guerrisi e Nicola Zagarella con il NCD-UDC Area Popolare, Santo Bagalà con la Lista civica Insieme per Gioia, Antonio Parrello con la Lista civica Alternativa per Gioia Tauro Centro Democratico;

– tra i consiglieri di opposizione sono stati eletti i signori: Aldo Alessio e Francesca Mariarita Altomonte con il Partito Democratico, Rosario Schiavone e Salvatore La Rosa con la lista civica Tradizione e Innovazione

 Renato Bellofiore con la lista civica Cittadinanza Democratica e Giuseppe Zappala’ con la lista civica Zappalà Sindaco;

– da mesi la città di Gioia Tauro è costretta a registrare una grave frattura politica all’interno della maggioranza di governo che non consente di assicurare attraverso il normale funzionamento degli organi istituzionali il giusto dispiegarsi dell’esercizio democratico in seno agli organi di rappresentanza. Ciò ha comportato e comporta una situazione di incertezza e di sfiducia della popolazione che impone – per rispetto dei cittadini e degli elettori – una chiarezza non più rimandabile.

I sottoscritti consiglieri, consapevoli del loro diritto-dovere di rispetto dei cittadini hanno deciso di presentare la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco e così determinare la fine della consiliatura per limitare i danni conseguenti all’attuale situazione di incertezza e di ingovernabilità della città e restituire al popolo sovrano la libertà di scegliere una nuova classe di amministratori.

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Le motivazioni della sfiducia sono determinate da fatti e situazioni che di seguito vengono sommariamente indicate:

 

  1. RAGIONI ESCLUSIVAMENTE INTERESSANTI LA MAGGIORANZA CONSILIARE SCATURITA DALLE ELEZIONI.

 

I consiglieri firmatari sottoscrittori della presente – Cavallaro, Tomaselli, Raco e Guerrisi – imputano al Sindaco la responsabilità politica della dissoluzione della coalizione che, presentandosi al giudizio dell’elettorato, ha avuto un lusinghiero successo.

È mancato sin dall’inizio della nuova esperienza amministrativa la giusta coesione, il giusto rapporto di comunicazione tra consiglieri sindaco e Giunta tale da assicurare un corretto rapporto di collaborazione finalizzato alla realizzazione del programma politico presentato dal sindaco quale espressione di tutte le forze della coalizione.

Questo mancato rapporto ha determinato una separazione tra l’organo di indirizzo politico e l’esecutivo. Pur con la comprensione delle prerogative del sindaco, è sicuramente mancata la volontà dello stesso  di condividere con i consiglieri eletti scelte importanti che potessero privilegiare la formazione di un esecutivo competente ed in grado di affrontare la drammatica situazione ereditata dalle precedenti esperienze amministrative e commissariali e che, all’evidenza, rendeva difficile l’assicurazione ai cittadini dei servizi e persino della normale amministrazione.

Il solco, vieppiù scavato nei rapporti tra sindaco e partiti politici della sua coalizione, è stato altresì rappresentato da una personalistica visione della politica che non ha tenuto conto delle posizioni dei partiti dei quali i consiglieri comunali di maggioranza erano espressione.

Questo ha comportato scelte in nome della città che hanno portato al suo isolamento nel contesto del comprensorio e si è rivelato deleterio nell’avvio istituzionale della città metropolitana. Scelte non condivise dai consiglieri di maggioranza qui scriventi che hanno relegato Gioia Tauro, la città più popolosa ed importante nel territorio della città metropolitana, ad un ruolo neppure marginale ed anzi sicuramente inesistente, già all’indomani del voto, quando si consumò il primo tradimento del mandato elettorale del Sindaco, a seguito dell’inspiegabile allontanamento dal Movimento Roosevelt, emblema della coalizione.

Sono noti alla città – perché oggetto di discussione in Consiglio Comunale ed amplificate dalla stampa e dai social network – le diverse e contrastanti posizioni espresse da sette consiglieri della maggioranza nei confronti del sindaco e dell’assessore alla cultura, conclusesi con la nota del 19.9.16 con cui i primi hanno chiesto la revoca delle deleghe a quest’ultimo. Sono note anche le dure prese di posizione in risposta del sindaco nei confronti dei consiglieri medesimi, considerati ufficialmente “fuori dalla maggioranza” ed oggetto di illazioni offensive sul loro ruolo e perfino sulla sfera morale con riferimento a ricatti, interessi personali e quant’altro.

A tali illegittime e sproporzionate invettive non è seguito alcun atto distensivo nei confronti dei consiglieri di maggioranza che al contrario proprio in  Consiglio comunale, alla presenza del primo cittadino, sono stati addirittura invitati da un assessore della Giunta ad essere “consequenziali” con le loro prese d’atto e abbandonare la maggioranza consigliare come avevano adombrato laddove il Sindaco non avesse riveduto le sue scelte politiche.

Purtroppo le divisioni sui punti di vista politici, sulle necessità di buon governo della città – che alcuni assessori hanno confermato affermando che si faticava “a garantire un’ordinaria amministrazione in alcuni settori ritenuti strategici dalla cittadinanza”- non hanno trovato positiva soluzione. È stato perfino formato altro gruppo politico in dichiarata opposizione.

Tale situazione ha portato i consiglieri della ex maggioranza qui scriventi a valutare una iniziativa comune con i consiglieri eletti nelle fila della opposizione, quale l’invito al sindaco – protocollato il 16/11/2016 –  di dimissioni prendendo atto che ormai erano venute meno le condizioni politiche per ricostruire una nuova maggioranza. La richiesta di dimissioni è stata respinta al mittente con i consueti toni di sfida e calunnia.

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  1. RAGIONI ESCLUSIVAMENTE INTERESSANTI LA MINORANZA CONSILIARE SCATURITA DALLE ELEZIONI.

I consiglieri di minoranza qui firmatari hanno deliberatamente e pubblicamente affermato nelle sedi istituzionali e nella città il loro interesse a favorire esclusivamente gli interessi della città dalla posizione loro assegnata nelle elezioni del 2015. Una opposizione quindi costruttiva e non pregiudiziale, di consiglio e di impulso, fortemente motivata dalla necessità di fare uscire la città dallo stato di precarietà soprattutto finanziaria che ne bloccava le giuste aspirazioni di decollo.

Posizioni costruttive prese in ogni campo della vita amministrativa con particolare riguardo alla tutela della salute e dell’ambiente, del buon governo finanziario, della correttezza dei rapporti dell’esecutivo e dell’apparato amministrativo con i cittadini.

Correttamente i consiglieri della opposizione hanno evitato qualunque interferenza nell’aspra contesa registrata in seno alla maggioranza. Essi non hanno mai ritenuto, nell’interesse della città, di profittare delle divisioni della maggioranza, rispettosi del ruolo affidato ai consiglieri dalla città. Purtroppo il mancato raggiungimento di accordi politici interni alla maggioranza ha provocato un inaccettabile stato di precarietà istituzionale compromettendo la centralità del ruolo del Consiglio, oramai espressione nel suo complesso di volontà diversa rispetto agli organi di governo sindaco e giunta.

Si è creato, pertanto, un vulnus istituzionale non più sopportabile.

A questo punto i consiglieri di minoranza qui firmatari hanno ritenuto necessario invitare il sindaco – unitamente agli ex consiglieri di maggioranza – alle dimissioni, prendendo atto che lo stesso sindaco non aveva trovato la soluzione positiva alla crisi. Atto doveroso e di riguardo per consentire al sindaco medesimo di terminare la consiliatura per atto personale. Il sindaco non ha inteso dar seguito all’invito, anzi ha utilizzato attraverso la stampa espressioni irriguardose ed inaccettabili.

A questo punto, seguendo l’ordinamento, i consiglieri di minoranza ritengono politicamente corretto registrare la dissoluzione della maggioranza uscita dalle elezioni e non consentire ulteriormente una gestione della cosa pubblica precaria e pericolosa per gli interessi della città.

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  • ULTERIORI MOTIVAZIONI DELLA MOZIONE DI SFIDUCIA CONDIVISE DA TUTTI I FIRMATARI.

Le ragioni della sfiducia attinenti la inefficacia dell’azione amministrativa e la sua inadeguatezza nei confronti della popolazione amministrata sono molteplici. Solo per non appesantire qui di seguito vengono enucleati fatti e responsabilità. E dunque:

 

  1. Violazione delle funzioni di autorità sanitaria locale. Discarica abusiva e violazione dell’art. 256, c. 1,2,3 e 5 Dlgs. 152/2006 in riferimento all’isola ecologica comunale.

Con verbale del 30.8.2016 gli agenti del Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Calabria hanno accertato la presenza di una discarica abusiva all’interno dell’area destinata a isola ecologica in Gioia Tauro, alla via SP1, per essere la stessa occupata da ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non, con miscelazione incontrollata, depositati incautamente in quantitativi di maggior rilievo sul terreno nudo e al di fuori della piattaforma identificata dal Comune per essere destinata ad isola ecologica, procedendo per tale ragione al sequestro dell’area.

Con provvedimento del 3.9.16 il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palmi ha chiesto la convalida del sequestro preventivo eseguito in via d’urgenza dalla P.G., nonché l’emissione di autonomo decreto di sequestro preventivo.

Con ordinanza del 5.9.16 il GIP presso il Tribunale di Palmi ha convalidato il sequestro delle aree in parola ricorrendo a suo parere un nesso di specifica, intrinseca e stabile strumentalità di quanto sottoposto a sequestro in via d’urgenza dalla PG e l’attività illecita per cui è stato avviato il procedimento.

Con decreto del 5.9.16 il GIP presso il Tribunale di Palmi ha rigettato anche la richiesta di revoca del sequestro preventivo dell’isola ecologica medio tempore formulata dal Sindaco, rilevando la necessità che l’Ente procedesse entro il 3.11.2016 alla messa in sicurezza dell’area, alla bonifica e al ripristino ambientale.

Oltre ad una serie di gravi difformità rispetto alla normativa vigente e l’abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi e non, nell’isola ecologica sequestrata gli agenti hanno constatato la mancanza di un idoneo sistema di gestione delle acque meteoriche e di quelle provenienti dalle zone di raccolta dei rifiuti,  nonchè  del relativo percolato ed il riversamento dei rifiuti sul terreno nudo, con grave rischio per l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna, la flora ed in genere la salute pubblica come si legge nel provvedimento.

Alla luce delle gravi ipotesi di reato contestate è evidente che il Sindaco ha fallito anche nell’assolvimento dei primari compiti che era chiamato ad assolvere in ordine alla vigilanza e al controllo sulla sanità e l’igiene pubblica della città. Il Sindaco oltre a dover sovrintendere al funzionamento dei servizi, degli uffici e all’esecuzione degli atti, è anche l’autorità sanitaria locale deputata per legge alla cura e vigilanza della sanità e igiene pubblica cittadina; a ciò si aggiunga che nonostante la gravità dei pericoli accertati e le prescrizioni giudiziali (sversamento percolato, abbandono incontrollato rifiuti pericolosi ecc.), ancora oggi l’Ente non ha provveduto a concludere la messa in sicurezza del sito.       

La scarsa attenzione per l’ambiente, l’igiene e la salute pubblica ha raggiunto l’espressione massima del suo fallimento anche con il mancato avvio del “servizio di raccolta differenziata”. Si è passati da una gestione internalizzata del servizio in parola con personale dipendente comunale e nolo degli autocompattatori al prezzo di 124mila euro annui che garantiva punte di raccolta pari al 64%, come nell’Aprile 2014, ad una città di nuovo nell’incubo della sporcizia.

La nuova amministrazione Pedà  intese proporre, appena eletta, un diverso progetto di differenziata consistente nell’affidamento del servizio a società esterna, predispose molto tempo dopo e con colpevole ritardo un bando per 850mila euro oltre Iva per 8 mesi per l’affidamento esterno del servizio, ma non è riuscita ancora a portarlo a termine.

 

 

  1. Gravi responsabilità politico-amministrative in ordine alla spesa pubblica.

Appena insediatosi il Sindaco aveva promesso ai cittadini gioiesi “risposte efficaci ed immediate per la risoluzione dei tantissimi problemi che assillano una cittadina lasciata per troppo tempo in balia degli eventi”. Nella lettera aperta scritta da Pedà il 2.7.15, il primo cittadino affermava: “Non vi nascondo i sentimenti di sconforto che ho provato nel prendere contezza della situazione finanziaria di un Ente che versa in condizioni di sostanziale pre-dissesto. Non intendo però farmi scudo di tutto ciò al fine di predisporre un comodo alibi da brandire semmai in futuro e all’occorrenza. Al contrario, voglio assumere su di me la responsabilità di cambiare in profondità il volto di Gioia Tauro a dispetto della miriade di problemi che oggi ci assillano”. Come emerge da quelle dichiarazioni all’indomani del voto, obiettivo del Sindaco nell’assolvimento del suo mandato elettorale avrebbe dovuto essere quello di affrontare e risolvere con urgenza i gravi problemi in cui versa la città, in special modo il risanamento delle casse comunali. Nell’arco dei primi sei mesi dall’insediamento, Pedà promesso di risolvere la crisi legata al mancato e/o inefficiente servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e la messa in sicurezza del fiume Budello che attraversa una parte molto popolosa del paese e comunque di ridare slancio e riordinare i servizi e gli aspetti nevralgici del vivere cittadino, compendiati in un programma elettorale chiamato per tale ragione “New Deal”.

Il progetto politico pensato e voluto dal Sindaco e dai candidati della coalizione che lo avevano sostenuto non avrebbe dovuto richiedere particolari risorse economiche e finanziarie da parte dell’Ente, visto anche la grave esposizione debitoria in cui lo stesso versa da alcuni anni, ma una migliore, onesta e dinamica riorganizzazione dei servizi pubblici locali e l’ottimizzazione del personale comunale (circa 200 unità, divise tra quelle di ruolo, circa 100, e LSU/LPU, altre 100 circa), salvo attingere ai finanziamenti pubblici per finanziare le opere in grado di rilanciare il tessuto urbano ed il welfare cittadino.

Dall’insediamento del Sindaco nessuno di questi aspetti è stato mai adeguatamente affrontato e risolto, né nei primi sei mesi dal voto, nè nei successivi undici: la spazzatura giace ancora per giorni sui marciapiedi della città e il Budello è un vero e proprio pericolo per la popolazione, ma cosa ancor più grave al primo cittadino è imputabile un ricorso alla spesa pubblica e alle anticipazioni di cassa priva del men che minimo rispetto della legge, dei principi di economicità, efficienza, trasparenza, correttezza e dei criteri basilari di previsione di bilancio fissati dal Consiglio.

Nello specifico, solo nell’ultimo periodo, a seguito delle pubblicazioni all’albo pretorio delle determine di liquidazione e impegno di spesa pubblicati dai funzionari dell’Ente, i sottoscritti consiglieri hanno potuto accertare che  per i tre mesi estivi dell’anno 2016 in corso, il Comune risulta aver speso più di €. 277.356,00 per spettacoli, feste e intrattenimenti, nonostante la gravità deficitaria in cui versa. Solo alla Pro Loco cittadina l’Ente risulterebbe aver corrisposto più di € 155.500,00 circa per spese relative all’allestimento e realizzazione del programma estivo gioiese e, cosa ancor più seria, sulla base di una Delibera di Giunta per mero affidamento diretto del servizio, senza alcuna previa rendicontazione o previsione di spesa, in mancanza di un atto deliberativo comprensivo del relativo e specifico impegno sulla voce di bilancio, del relativo parere di regolarità contabile e addirittura fuori soglia rispetto agli specifici parametri di previsione del bilancio cittadino. Agli importi liquidati in parola vanno aggiunti ulteriori €. 101.856,00 circa stanziati a titolo di prestazioni di lavoro autonomo occasionale nei confronti di soggetti che a vario titolo hanno offerto la loro opera professionale, per lo più di carattere artistico, per i tre mesi estivi del 2016, nonchè i 20.000 € circa liquidati alle associazioni territoriali cittadine per lo stesso periodo e per attività a vario titolo dalle stesse promosse, sempre senza formalizzazione di un progetto e di una rendicontazione di spesa.

Tali atti delineano in capo al Sindaco la personalità di un soggetto privo di esperienza e capacità politico-manageriali, ma soprattutto una grave superficialità nella gestione della cosa pubblica, mancanza di rispetto dei criteri di indirizzo dettati dall’organo consigliare, dei revisori dei conti nonché del programma elettorale che la coalizione gli aveva chiesto di perseguire come prioritario obiettivo ovvero la promozione di una politica di riorganizzazione e ottimizzazione delle risorse economiche e umane dell’Ente all’insegna della trasparenza e della legalità, senza sprechi e sventatezze.

 

 

  1. Gravi responsabilità politico-amministrative nel mancato controllo e nella mancata vigilanza sulla gestione della macchina amministrativa, in particolare in ordine all’inottemperanza alle riserve sollevate dalla Corte dei Conti e dai revisori contabili, in ordine al controllo sugli atti degli uffici e sulle irregolarità, ritardi e/o inadempienze di questi ultimi.

 

Ulteriori gravi elementi manifestano l’inadeguatezza del Sindaco a svolgere il mandato che la città aveva chiamato ad espletare imputandogli gravi inadempienze nell’indirizzo politico della macchina amministrativa anche in termini di vigilanza e controllo sugli uffici amministrativi dell’Ente, a cominciare dalla mancata osservanza da parte di questi ultimi delle prescrizioni imposte e previste dalla Corte dei Conti e dai revisori contabili sull’ultimo bilancio di previsione.

A far data dall’insediamento della Giunta, detti organi di controllo hanno riscontrato in capo alla gestione dell’Ente gravi irregolarità per l’utilizzo di fondi a destinazione vincolata per spese correnti, inattendibilità dell’analisi relativa alla gestione dei residui attivi e passivi, inadeguata gestione del settore tributi, inesistente o esigua attività di riscossione, inattendibile determinazione dei debiti fuori bilancio, mancata rendicontazione certificata delle partecipate, inattendibilità dei dati del patrimonio e mancato rispetto di alcuni parametri in tema di deficit strutturale.

Nonostante la gravità delle irregolarità riscontrate ed il tempo trascorso, solo pochissimi passi avanti si sono fatti nella direzione di legittimità richiesta, al punto che è evidente come alcuna seria iniziativa e/o provvedimento atto a riscontrare eventuali responsabilità nell’ambito dell’Ente sono state adottate in materia di procedure di riconoscimento di debiti fuori bilancio; come il Progetto Straordinario di Recupero evasione e omesso versamento che avrebbe dovuto essere avviato dal 1 Ottobre 2015 al 31.3.2016 non è stato neppure concluso; come non sono stati attivati iter amministrativi tracciabili finalizzati a effettuare periodici monitoraggi e audit legali dei residui attivi e passivi e del settore crediti e contenzioso e infine come non sono stati portati a termine le certificazioni inerenti i rapporti di credito e debito con le partecipate comunali, determinando un colpevole ritardo nell’adeguamento della macchina amministrativa alle direttive degli organi di controllo. 

Grave e preoccupante è anche il continuo e costante ricorso dell’Amministrazione alla procedura dell’anticipazione di cassa arrivando a impegnare più di tre milioni e mezzo di euro, oltre il prelevamento di fondi vincolati per le opere pubbliche da terminare, in primis i milioni dei fondi europei (Pisu) già arrivati per la realizzazione del Cinema/Teatro sul lungomare. Appare sconfortante dover leggere in una recentissima delibera di giunta del Novembre 2016 (esattamente la n. 176/2016), che il Comune opera a oggi ricorrendo ad anticipi di tesoreria e che per tale motivo risulti impossibilitato a procedere ai pagamenti di debiti verso i creditori promananti da sentenze esecutive e  subendo conseguentemente pignoramenti per centinaia e centinaia di migliaia di euro. Così facendo, come sarà possibile che l’amministrazione comunale riesca a ripianare il debito con la tesoreria anticipataria – che ad oggi per quel che è dato di conoscere ammonterebbe ad €. 6.972.735,45 oltre interessi convenzionali – entro il 31 dicembre dell’anno in corso, ossia il termine legale stabilito dal Tuel e previsto dalla stessa amministrazione (cfr. Delibera Giunta n. 79 del 24/05/2016)?

A tali inadempienze si sommano i gravi limiti nel controllo e vigilanza anche in ordine alla macchina amministrativa in senso stretto, all’organizzazione degli uffici e dei servizi nonchè alla legittimità degli stessi atti amministrativi adottati in questi mesi dai settori comunali. Solo l’ultima relazione di controllo depositata dal Direttore Generale dell’Ente ha denunciato la media del 77% di atti non conformi alla normativa vigente adottati dai relativi funzionari, ma a prescindere da dette verifiche tecniche è sotto gli occhi di tutti come l’apparato amministrativo risulti ingessato e come gli Uffici Comunali non riescono oramai a dare risposte ai bisogni elementari dei nostri concittadini anche in ordine a richieste di ordinaria amministrazione, la revisione dell’organizzazione degli uffici e del personale, avviata da mesi, non è stata portata a termine, lasciando intatta una struttura organizzativa farraginosa ed inadeguata.

La mancanza di controllo e vigilanza sugli uffici preposti a occuparsi di servizi nevralgici del vivere cittadino (come in materia di erogazione acqua, luce, raccolta spazzatura ecc.) lasciano pochi dubbi sull’inadeguatezza dell’esecutivo a gestire la macchina amministrativa: si pensi alle inadempienze segnalate giornalmente dai cittadini in materia di raccolta di rifiuti solidi urbani, oltre alla già evidenziata denuncia della discarica abusiva gestita sul terreno sito in via SP1; al mancato e repentino utilizzo di alcuni beni confiscati alla mafia (almeno 5 tra terreni ed edifici di grande estensione secondo gli elenchi pubblicati all’albo pretorio); alla revoca e contestuale richiesta di restituzione del finanziamento per la ristrutturazione dell’immobile confiscato alla ndrangheta di Gioia Tauro e sito lungo la via Nazionale 111 vicino alla caserma della Guardia di Finanza, per un importo pari a 570mila euro (Burc 2.5.2016 decreto n.3479 dello 01.04.2016), un autentico peccato se si pensa che lo stesso, oltre che bene da aggiungere a quelli nella disponibilità dell’Ente sarebbe stato il simbolo del potere dello Stato che si riappropriava e donava alla società civile il frutto illecito dell’attività ndranghetistica; alle incongruenze nella gestione dell’appalto di spazzamento delle strade, che nonostante i vincoli contrattuali con la ditta appaltatrice impegnano uomini e mezzi cittadini con dispendio di ulteriori fondi comunali, com’è avvenuto anche con l’ultimo appalto per la pulizia dei tombini cittadini, a conclusione del quale l’Ente ha dovuto provvedere a parte, con ulteriori impegni di spesa per €. 8300,00, a incaricare la ditta aggiudicataria a provvedere agli oneri per lo smaltimento e il trasporto dei materiali e reflui che ne sarebbero derivati, oltre quelli di analisi e campionatura presso idoneo laboratorio.

Grave è anche il fatto che nonostante le reiterate richieste di pagamento inoltrate all’Ente da Equitalia per diversi milioni di euro per il presunto recupero coattivo, tra gli altri, dei crediti maturati per il pagamento degli arretrati dell’acqua potabile, il Comune non abbia ancora avviato le relative azioni a tutela dell’Ente, nonostante il concessionario del credito abbia agito in assenza della titolarità del credito in capo alla sua mandante. Gioia Tauro non risulta ancora essersi adeguata neanche alle direttive espresse in merito all’affidamento del servizio di efficientamento ed adeguamento normativo degli impianti di pubblica illuminazione da parte dell’ANAC, alla luce del nuovo codice degli appalti e concessioni, DLgs 50/2016.

 

Al Sindaco è anche imputabile il mancato controllo sul tardivo recupero delle ingenti somme finalizzate a finanziare i progetti PISU e accantonate presso la tesoreria del Comune capofila di Rosarno da più di un anno, che hanno esposto l’Ente ad azioni giudiziarie in cui lo stesso è risultato soccombente, nonchè l’annullamento delle delibere di giunta e di consiglio relative all’approvazione di nuove tariffe TARI 2015 ( rispetto all’anno precedente) disposto dal TAR di Reggio Calabria su ricorso presentato dal Ministero delle Finanze perchè emanate fuori termini di legge che ha comportato l’applicazione di specifiche prescrizioni sanzionatorie (applicazione nel massimo delle tariffe 2014) ed un grave sperpero di denaro pubblico a totale danno della cittadinanza che nelle more della decisione del tribunale amministrativo aveva  ricevuto, a mezzo posta, migliaia di lettere che richiedevano una TARI errata.

Gli atti fondamentali della vita amministrativa dell’ente (il bilancio di previsione in particolare) non sono ancora predisposti, molte opere pubbliche non sono state ultimate e messe in funzione. La revisione del P.S.C. non è stata posta in essere anche a causa della mancanza di una chiara impostazione programmatica, con l’effetto di generare un sostanziale blocco di molte attività legate all’adeguamento della programmazione urbanistica, sia privata che pubblica.

Sono state costantemente disattese le richieste di cura del verde pubblico e dei giardini comunali, ma soprattutto dell’ambiente e della salute dei cittadini, attraverso strumenti di monitoraggio e controllo costanti del mare antistante la costa comunale, dei due fiumi che attraversano la Città, del depuratore, delle discariche che insistono sul territorio ( di recente oggetto di interpellanza parlamentare) e sul corretto funzionamento dell’impianto di depurazione e del  termovalorizzatore.

Si è preferito interrompere il dialogo con la MCT Spa all’interno del Porto di Gioia Tauro, società che da lavoro a circa 3 mila persone tra dipendenti ed indotto esterno, ricorrendo ad una politica provocatoria fatta di slogan surreali (come la richiesta di “nazionalizzazione” del Porto o l’invito al terminalista a lasciarlo subito ed andarsene) che ha contribuito ad aggravare la condizione dei 400 lavoratori portuali che detta società ha deciso di mettere in mobilità; si è scelto di investire per manifestazioni estemporanee, anzichè sulle scuole e sugli arredi scolastici, incrementati di poche e insufficienti unità considerate le necessità delle strutture cittadine, per non dire che si è lasciato che molti bambini delle scuole cittadine rimanessero ad oggi senza libri scolastici dall’inizio dell’anno senza attivarsi per tempo e/o prevenire gli inconvenienti che ne hanno determinato la causa.

 

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L’ elezione del Sindaco è espressione di quella “fiducia” che la cittadinanza ed i consiglieri dalla stessa eletti riconoscono nella capacità dell’eletto di farsi garante del corretto funzionamento dell’organo politico e della struttura amministrativa che è chiamato ad amministrare, della sua rispondenza alle istanze politiche manifestate dalla collettività attraverso il voto e dall’identificazione con la maggioranza dei consiglieri che ha concorso alla sua nomina. Quando vengono posti in essere atti e/o comportamenti come quelli sopra analiticamente descritti, che hanno l’effetto di tradire il mandato con gli elettori ed i consiglieri dagli stessi eletti, creare diversità di orientamenti politici tra il sindaco e la maggioranza consiliare, ripetute conflittualità tra gli stessi, totale dissenso da parte dell’organo assembleare sulla gestione della cosa pubblica adottata dal sindaco, nonchè e non da ultimo una frantumazione insanabile della maggioranza eletta a sostegno del primo cittadino, non vi sono più i presupposti per proseguire il mandato elettorale.

Il Consiglio Comunale non può assistere passivo ad un così grave degrado amministrativo, politico e istituzionale, senza farsi complice di un’inaccettabile inerzia a danno della comunità e dei cittadini che nei consiglieri  hanno riposto le proprie naturali esigenze ed aspettative per una crescita culturale e sociale.

 

Tutto ciò premesso e per le ragioni suddette, i sottoscritti Consiglieri comunali, consci dell’impossibilità di adempiere ai doveri derivanti dal proprio mandato, stante l’aggravarsi delle difficoltà riscontrate nella condotta e nei comportamenti del primo cittadino, alla luce di quanto sopra